MILANO – Del fatto che in natura non ci sono acque minerali uguali ne abbiamo già parlato. Così come dell’importanza di sapersi orientare nella scelta della giusta acqua da bere in relazione alle proprie esigenze.
Tutto parte, ovviamente, dall’etichetta dell’acqua, che può risultare poco comprensibile o forse troppo “tecnica” per i meno allenati.
Per capire cosa beviamo, ecco spiegati alcuni parametri fondamentali che servono a diversificare le acque minerali.
Cosa significano i valori indicati sull’etichetta
pH
Misura il grado di acidità di un’acqua minerale ed è espresso secondo una scala che va da 0-14, in cui la neutralità corrisponde al valore 7, che è considerato il valore ottimale.
Conducibilità elettrica
Misura la capacità dell’acqua di condurre corrente elettrica e si esprime in microSiemens/cm.
Questo parametro è direttamente proporzionale alla concentrazione di sali minerali disciolti nell’acqua: maggiore è il contenuto minerale maggiore sarà la conducibilità elettrica.
La maggior parte delle acque minerali in commercio presentano una conducibilità elettrica compresa fra 100 e 700 microSimens per cm.
Residuo fisso a 180°
Valuta quantitativamente il contenuto dei sali minerali di un’acqua, in quanto è il residuo che rimane dopo aver evaporato 1 litro di acqua a 180°.
In base al residuo fisso le acque minerali vengono classificate in:
- Minimamente mineralizzate (residuo fisso < 50 mg/l)
- Oligominerali (residuo fisso 50-500 mg/l)
- Minerali (residuo fisso 500-1000 mg/l)
- Ricche di Sali minerali (residuo fisso > 1500 mg/l)
Durezza
Valuta il contenuto di sali di Calcio e Magnesio e si esprime in Gradi Francesi (°F). Una durezza eccessiva, in genere superiore ai 42°, ne altera le caratteristiche organolettiche, mentre una durezza troppo bassa è indice di un’acqua molto povera di sali (quasi un’acqua distillata) che anziché arricchire l’organismo con i propri sali, al contrario, lo impoverisce.
Per saperne di più consulta il Consensus Paper.
di Alessandro Conte
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