Gli aspetti dimensionali, economici e strutturali del settore bevande, con particolare focus sulle acque minerali
MILANO – L’industria delle bevande ed acque minerali in Italia rappresenta uno dei settori produttivi più effervescenti, con un’offerta prodotti molto ampia e articolata, continue novità, campagne di comunicazione mirate ed una grande competitività sia a livello produttivo che a livello di canali e punti di vendita. Abbiamo incontrato il dott. Pasquale Muraca, fondatore e presidente della società Beverfood.com Edizioni, per fare il punto sugli aspetti dimensionali, economici e strutturali del settore bevande, con particolare focus sulle acque minerali.
Voi pubblicate gli Annuari settoriali del beverage e le Guideonline delle bevande, oltre a gestire il portale delle bevande www.beverfood.com. Sulla base delle informazioni che ricavate dal vostro osservatorio, potete darci innanzitutto un quadro di sintesi del settore bevande nell’economia italiana?
Lasciando da parte le bevande calde e limitandosi al solo settore bevande fredde, si può rilevare che gli italiani consumano all’incirca 21 miliardi di litri di bevande fredde confezionate ogni anno, di cui:
- 4 miliardi circa di bevande alcoliche (vini, birre, liquori e acquaviti), per un consumo pro-capite medio di 70 litri/anno
- 17 miliardi di litri di bevande analcoliche (acque minerali, bibite lisce e gassate, succhi e bevande frutta), per un consumo pro-capite di 265 litri/anno.
Il valore alla produzione globale delle bevande confezionate è stimabile approssimativamente intorno ai 20 miliardi di euro su base annua, pari a poco più del 15% del totale fatturato annuo dell’intera industria alimentare italiana. Va infine sottolineato che l’industria italiana delle bevande fredde esprime un buon orientamento alle esportazioni, che per il 2012 sono stimate in ca. 6,5 miliardi di euro su base annua, pari al 26% del totale export agroalimentare del Paese. L’Italia primeggia per i consumi di acque minerali e vini (ai vertici delle classifiche mondiali), mentre si colloca molto al disotto della media europea per il consumo delle altre bevande che sono più lontane dalle nostre tradizioni alimentari.
In base alla sua esperienza, quanto è radicata negli italiani la cultura dell’acqua minerale?
La cultura dell’acqua minerale in Italia è molto radicata e difatti siamo il popolo che consuma più acqua minerale al mondo. In Italia il consumo delle acque minerali ha una lunga consuetudine che risale alla tradizione termalistica, molto diffusa sul nostro territorio. L’imbottigliamento delle prime acque minerali italiane risale agli inizi del 1.900 e, non a caso, veniva praticato da fonti collegate a Terme. E’ da qui che l’acqua minerale cominciò a sviluppare un vissuto salutistico. Ma è solo nel dopoguerra che il mercato si è sviluppato in modo organico a livello nazionale nella convinzione crescente che l’acqua minerale sia un’acqua di pregio, con purezza originaria certificata (l’unica riconosciuta dal ministero della Salute), con qualità e composizione costante (chiaramente esplicitata in etichetta) e con un utile apporto in sali minerali. E poiché il consumatore si è reso sempre più consapevole che l’acqua è il più importante alimento per il nostro organismo (il nostro fabbisogno idrico giornaliero è mediamente di ca. 2,5 litri ), si è orientato in maniera decisa verso un consumo di qualità, quale è per l’appunto quello delle acque minerali. Oggi le acque minerali hanno una penetrazione del 98% presso le famiglie italiane e sono l’unico prodotto che può vantare un consumo universale (va bene per tutte le età, per tutte le stagioni e per tutte le occasioni di consumo), senza alcuna controindicazione. Naturalmente l’industria italiana delle acque minerali ha avuto il merito di aver saputo comunicare le qualità intrinseche del prodotto e delle fonti surgive, contribuendo a sua volta allo sviluppo della cultura dell’acqua minerale. Va infine ricordato che ci sono stati diversi tentativi di lanciare sul mercato italiano altre acque confezionate non minerali, come è accaduto in altri Paesi, ma nel nostro Paese questi tentativi sono miseramente falliti, proprio perché gli italiani hanno una profonda cultura e un grande amore per l’acqua minerale.
Parlando di consumo e produzione, quali sono gli ultimi dati legati all’acqua minerale in Italia? E qual è il trend?
Il settore ha beneficiato di una forte e continua crescita fino ai primi anni del nuovo secolo e nei vent’anni precedenti il consumo pro-capite si è più che triplicato portandosi dai 60 litri/anno iniziali ai 185 litri/anno del 2003. Negli anni successivi il mercato ha consolidato questi volumi alternando chiusure in negativo e chiusure in positivo, anche in relazione al diverso evolversi delle situazioni climatiche estive di ciascuna annata. Dopo un calo volumi nel biennio 2009-2010, il mercato italiano delle acque confezionate ha chiuso in positivo il 2011 consolidando ulteriormente i volumi nel 2012 che ha espresso un consumo complessivo di acque minerali pari a 11.400 milioni di litri, con un corrispondente consumo pro-capite di ca. 190 litri/anno. I pro-capite italiani restano ancora al vertice nella comunità europea, ma si stanno riducendo le distanze con gli altri paesi. La Germania, in particolare, ci ha già superato nel totale consumi di acqua confezionata (oltre 13,5 miliardi di litri su base annua ) e ci tallona ormai da vicino nei consumi pro-capite (hanno ormai raggiunto i 170 litri/anno). Poiché l’industria italiana delle acque minerali riesce ad esportare annualmente oltre 1.050 milioni di litri, mentre le importazioni sono del tutto marginali, il totale della produzione nazionale è stimabile per il 2012 in ca. 12.450 milioni di litri. Nonostante le difficoltà congiunturali che stanno deprimendo i consumi in numerosi mercati, anche del settore food & beverage, va sottolineata positivamente la buona tenuta dei volumi delle acque minerali, che evidentemente sono vissute dagli italiani come bene primario indispensabile cui non rinunciare neanche nei periodi di crisi.
Per quanto riguarda il valore economico del settore, quanta ricchezza viene prodotta dal mercato delle acque minerali?
Il settore italiano delle acque minerali, a fronte di una produzione 2012 di 12.450 milioni di litri, realizza un fatturato netto per l’industria imbottigliatrice intorno ai 2,5 miliardi di euro, di cui oltre 340 milioni realizzati attraverso l’esportazione (soprattutto in Germania, Svizzera, Francia e USA). In termini di valore al consumo, è possibile stimare indicativamente in 4,5 miliardi di euro la spesa totale degli italiani per le acque minerali. Si tenga conto che l’acqua minerale in Italia è venduta mediamente a prezzi molto bassi (il che spiega, assieme ad altri fattori, l’elevato consumo). Secondo le valutazioni di Mineracqua (la Federazione nazionale dei produttori italiani) il settore delle acque minerali esprime nel nostro Paese una occupazione diretta di 7.500 dipendenti, cui vanno aggiunti altri 30.000 occupati nell'indotto (fornitura di packaging, servizi di trasporto e logistica, distribuzione e vendita nel dettaglio e nei pubblici esercizi). Va ricordato che tutte le fonti da cui sono estratte le acque minerali sono ubicate in aree non urbane con beneficio per queste zone che vengono solitamente poste ai margini dell'economia. Nel settore operano circa 150 aziende che imbottigliano e commercializzano 300 marche di acque minerali; le grandi aziende con giri d'affari di oltre 100 milioni di euro si contano sulle dita di una mano, ma ci sono anche oltre 40 aziende con fatturato superiore ai 6 milioni di euro l'anno, e numerosissime piccole aziende locali distribuite su tutto il territorio nazionale. Nel settore del beverage, una così ricca articolazione di imprese a livello territoriale la si trova solo nel comparto vinicolo.
Come sono geograficamente distribuiti i consumi di acqua minerale nel nostro Paese?
I consumi di acqua minerale sono largamente diffusi in tutte le regioni del nostro Paese, anche se possono essere segnalate delle piccole differenze che però nel tempo si stanno sempre più smussando. Questa diffusione articolata su tutte le aree geografiche è favorita anche dal fatto che le fonti di acqua minerali sono ben distribuite in tutte le regioni d’Italia. Attualmente il Nord Ovest, che rappresenta il 27% della popolazione italiana, assorbe ca. il 30% del totale consumi nazionali, quindi con un pro-capite leggermente superiore alla media. Viceversa l’area del Centro + Sardegna, che rappresenta quasi il 30% della popolazione, assorbe il 27% dei consumi. Nord Est e Sud+Sicilia, infine, stanno grossomodo nella media nazionale. In realtà le maggiori differenziazioni si hanno sul piano dei valori. Ad esempio il Sud conta a quantità ca. il 25% del totale, ma a valore rappresenta solo il 21-22% del totale vendite nazionali e ciò è abbastanza comprensibile in relazione alla differenza reddituale che esiste fra nord e sud d’Italia. Al riguardo va ricordato che le regioni meridionali spiccano per un elevato consumo delle acque minerali in bottiglie da due litri, notoriamente vendute a prezzo euro/litro più basso delle classiche bottiglie da 1,5 litri.
aggiornato il 24 aprile 2013