MILANO - Per il settore italiano delle macchine utensili il tema dell’economia circolare è un indiscusso ambito di eccellenza, tanto che il 62% delle imprese ha implementato buone pratiche e quasi la totalità delle aziende esegue la raccolta differenziata dei rifiuti. E’ quanto emerge dal primo Bilancio di Sostenibilità del settore, realizzato da “Ucimu-Sistemi per produrre” – l’associazione dei costruttori italiani di macchine utensili, robot e automazione, nonché la prima associazione, in Italia e in Europa, ad aver realizzato il Bilancio di Sostenibilità di settore –, in collaborazione con Altis, Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Il Bilancio di Sostenibilità del settore
Il questionario di valutazione è stato costruito secondo un’analisi di materialità, ovvero focalizzando l’attenzione sugli ambiti di sostenibilità maggiormente influenzati dall’attività delle aziende del settore. Le aree ESG oggetto di valutazione sono state scelte, a partire da 11 obiettivi dell’Agenda ONU 2030, perché più coerenti rispetto al business delle imprese della macchina utensile.
Raccolta differenziata ed emissioni
Per il settore il tema dell’economia circolare è un indiscusso ambito di eccellenza, tanto che il 62% delle imprese intervistate ha implementato buone pratiche. Quasi la totalità delle aziende, il 98%, esegue la raccolta differenziata dei rifiuti, mentre il 76% ha definito i propri obiettivi in materia di riduzione degli scarti e dei rifiuti prodotti e il 50% si serve di materie prime provenienti da riciclo.
Dal punto di vista delle emissioni di anidride carbonica, le imprese del settore devono invece ancora configurare il loro operato. Infatti, solo il 33% delle rispondenti ha definito obiettivi legati alla riduzione della CO2 e, ancor meno, l’11% delle imprese ha formalizzato questi obiettivi in un documento ufficiale.
La sostenibilità sociale
Il 92% delle aziende dichiara di aver impostato o adottato un sistema di gestione per rispondere alle esigenze formative dei dipendenti. L’87% ha definito obiettivi formativi per i propri collaboratori, di questi più della metà (54%) sono obiettivi formalizzati. Inoltre, il 63% delle aziende dichiara di erogare formazione su competenze trasversali oltre che su materie tecniche e l’82% dichiara di aver adottato procedure di valutazione delle performance del personale.
Forte anche l’impegno delle aziende per lo sviluppo sostenibile del territorio e della comunità: il 68% delle imprese dimostra di essere consapevole del proprio ruolo di propulsore di crescita attraverso, ad esempio, l’erogazione di contributi economici a supporto di enti locali e dei giovani talenti.
La tecnologia per aumentare efficienza e sostenibilità
Nel campo dell’innovazione, dal digitale alla sicurezza informatica, le imprese sono fortemente orientate allo sviluppo di tecnologie innovative ed efficienti, in grado di ridurre lo spreco di risorse, favorire modelli di consumo più sostenibili e assicurare maggiore produttività alle aziende clienti. Secondo i risultati dell’indagine, il 91% delle imprese ha definito una strategia o obiettivi futuri in materia di digitalizzazione, automazione e industria 4.0.
Sul fronte della Ricerca e Sviluppo, il 72% delle aziende ha definito una strategia o obiettivi futuri orientati alla riduzione degli impatti ambientali dei prodotti. La quasi totalità delle intervistate assicura di servirsi dello strumento dell’etichettatura o di quello della formazione per istruire i clienti sul corretto utilizzo delle macchine (91%) e sullo smaltimento delle stesse a fine ciclo vita (72%).
Dove le imprese devono ancora migliorare
In generale, dal Bilancio di Sostenibilità 2021 emerge una diffusa mancanza di formalizzazione dei processi: nonostante il 64% delle aziende abbia definito strategie e obiettivi, solo il 24% lo ha fatto in maniera formalizzata. La percentuale relativa alla gestione e monitoraggio dei percorsi sostenibili, seppur più alta (39% in modo formalizzato), rimane al di sotto della metà.
Di Salvatore Galeone