Cause e conseguenze dell’inquinamento marino: non è solo plastica

Cause e conseguenze dell’inquinamento marino: non è solo plastica

L’inquinamento marino è uno dei più grandi problemi del nostro tempo. Nonostante si parli solo della plastica, c’è anche tanto altro. Leggi l’articolo per saperne di più.

MILANO –L’inquinamento marino derivante da attività antropiche può assumere forme diverse, così come diverse possono essere le conseguenze sulla flora e sulla fauna degli ecosistemi acquatici, e salute umana. Ma quali sono le tipologie? E come possiamo, nel nostro piccolo, porre rimedio a questo problema?

Le cause dell’inquinamento marino

Le attività umane causano diversi problemi per gli ecosistemi, a cominciare da quello marino. Il 70% della superficie terrestre – le acque – subiscono, infatti, costantemente danni. Non si tratta solo di inquinamento da plastica, ma di sostanze e altri problemi derivanti da diverse fonti, con conseguenze anche sulla salute umana. Il problema dell’inquinamento marino è stato affrontato per la prima volta nel 1972 quando, con la Convenzione di Londra, venne vietato lo smaltimento dei rifiuti pericolosi in mare. Un ulteriore passo avanti è stato poi compiuto oltre 30 anni dopo, quando il Protocollo di Londra ha introdotto il divieto di dispersione in mare di qualsiasi rifiuto. Passeranno poi altri 17 anni per l’entrata in vigore del primo Trattato Internazionale a protezione dell’alto mare, un impegno da parte dell’ONU per proteggere un terzo dei mari entro il 2030.

Considerato e constatato il fatto che l’inquinamento marino deriva dalle attività antropiche, è necessario, tuttavia, condurre un’ulteriore analisi, per comprendere quali sono le principali fonti di inquinamento. Dalla plastica alle sostanze chimiche, passando anche per il rumore e la luce, gli ecosistemi di flora e fauna marina vengono infatti costantemente messi in pericolo. L’acqua è particolarmente soggetta a forme di inquinamento perché ha la capacità di dissolvere più sostanze – provenienti da industrie, centri urbani, trasporti, etc. - di qualsiasi altro liquido.

I diversi tipi di inquinamento marino

Esistono diverse forme di inquinamento marino, ognuna causata da diverse attività umane, e con specifiche conseguenze sugli ecosistemi e sulla salute umana. Anche se l’inquinamento da plastica rappresenta uno dei principali problemi, non è l’unico: esistono anche forme di inquinamento chimico, acustico e luminoso.

L’inquinamento acustico rappresenta uno dei principali problemi per gli ecosistemi, in quanto elemento disturbante dell’attività della fauna marina, con conseguenze sulla capacità degli animali di comunicare, procacciare cibo e migrare. L’inquinamento acustico è causato da attività antropiche quali la navigazione, il battipalo, il rilevamento sismico con armi ad aria compressa, e la presenza di piattaforme petrolifere.

La seconda forma di inquinamento è quello luminoso, causato dalla luce artificiale delle attività umane. Questo elemento artificiale è pericoloso per la fauna in quanto capace di alterare gli ecosistemi, bui e profondi, in cui vivono i pesci, così come il loro ritmo biologico, creando uno squilibrio per i pattern di migrazione, riproduzione e nutrimento.

La terza forma di inquinamento riguarda le sostanze chimiche. L’inquinamento chimico comprende, in realtà, uno spettro più ampio di fonti, in quanto fa riferimento a sostanze chimiche collegate a deflusso agricolo, rifiuti radioattivi, rifiuti industriali, fuoriuscite di petrolio, liquami e acque reflue.

Le conseguenze dell’inquinamento marino

L’inquinamento marino porta necessariamente con sé alcune conseguenze sulla salute umana, sotto forma, ad esempio, di malattie respiratorie e della pelle, e sugli ecosistemi in generale. Un esempio è il fenomeno dell’eutrofizzazione: quando le acque si arricchiscono di composti dell’azoto e del fosforo causano una proliferazione di alghe che altera gli equilibri degli organismi. L’enorme presenza di alghe contribuisce a ridurre la quantità di ossigeno nell’acqua creando delle vere e proprie “zone morte” dove non c’è più vita. Ma non solo: le sostanze chimiche rilasciate dai processi industriali possono influenzare la capacità di riprodursi degli esseri viventi, così come il processo di acidificazione degli oceani ha un impatto negativo su molluschi, coralli e squali. Lo stesso discorso può essere fatto, poi, per l’inquinamento acustico e luminoso.

Come ridurre l’inquinamento marino

Anche se gran parte delle forme di inquinamento non derivano direttamente dal singolo individuo, ma sono la conseguenza di un insieme di attività di più ampio respiro che comprende industrie, centri urbani e agricoltura, ci sono alcune regole che potrebbero – e dovrebbero – essere seguite anche dai cittadini, nella propria quotidianità, per dare un contributo di valore:

  • Prestare attenzione al corretto smaltimento di detergenti chimici, oli e oggetti non biodegradabili
  • Ridurre al minimo l’uso di pesticidi
  • Utilizzare meno prodotti chimici per le pulizie domestiche
  • Impegnarsi attivamente in attività di riciclo e pulizia degli ecosistemi marini
  • Ridurre e ottimizzare il consumo di acqua, anche – ad esempio – per le pratiche di giardinaggio.

Di Elena Parodi

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