LOS ANGELES – Calcolare la velocità di evaporazione dai serbatoi idrici per misurare la quantità disponibile in futuro. L’idea è stata messa a punto da un team composto da ricercatori del Desert Research Institute col supporto di membri del California Department of Water Resources. L’approccio sperimentale si sta per adesso concentrando su Folsom Lake, vicino la città di Sacramento, dove per studiare la scarsità idrica si stanno utilizzando particolari tecnologie tipiche di una classica stazione meteo.
L’approccio
Sensori di temperatura, sensori di umidità, anemometri e radiometri netti. Sono questi i dispositivi che fanno parte dell’apparecchiatura ad alta tecnologia situata su una boa che misura l'evaporazione dell'acqua nel serbatoio. Justin Huntington, un idrologo del Desert Research Institute, ha spiegato: “Una evaporazione del solo 10% sul campione che monitoriamo vale milioni di dollari in termini di acqua per l’uso domestico e cittadino”. E in effetti, il valore aggiunto di questo approccio, è dato dalla capacità di collegare la scarsità del presente con i riflessi futuri in termini di disponibilità. Cosa che permetterebbe di capire in anticipo come cercare di trovare soluzioni sostenibili.
L'importanza della ricerca
In Italia un approccio per certi versi simile è stato adottato da Levissima che, in collaborazione con un team di ricerca dell’Università di Milano, ha avviato un nuova fase di ricerca in Alta Valtellina per studiare la fusione glaciale. Anche in questo caso, grazie ad apparecchiature altamente tecnologiche, l’obiettivo è capire con quale velocità fonde il ghiaccio e, di conseguenza, di quanto si riduce la disponibilità idrica dei ghiacciai, veri e propri serbatoi da tutelare.