MILANO – Negli ultimi anni è cresciuto l’interesse per i viaggi “sostenibili”, ovvero esperienze che contribuiscono a sostenere le comunità e le economie locali preservando il patrimonio ambientale e culturale. Da un rapporto pubblicato a gennaio dal World Travel & Tourism Council e da Trip.com Group, come riporta Cnbc.com, quasi il 60% dei viaggiatori negli ultimi due anni ha scelto opzioni di viaggio sostenibili, ma trovare altrettanto impegno da parte delle aziende non è scontato. Comunicare un impegno nella sostenibilità maggiore rispetto a quello reale vuol dire fare greenwashing, ma ecco un vademecum per capire quali sono le aziende veramente sostenibili.
Travel greenwashing: a cosa prestare attenzione
I viaggiatori sono sempre alla ricerca di alternative eco-friendly per i loro spostamenti e alloggi e le compagnie di viaggio cercano di rispondere alle loro aspettative attuando una comunicazione non sempre veritiera. Intervistato da CNBC, James Thornton, CEO di Intrepid Travel, ha spiegato quando diffidare dalle dichiarazioni pro-ambiente delle compagnie di viaggio. In primis, quando un’azienda si definisce “eco-consapevole” o “sostenibile” senza apportare esempi concreti del loro operato, è probabile si tratti di greenwashing. Ma, Thornton, suggerisce, inoltre, di badare a questi tre aspetti.
La storia dell’azienda
Per sapere se l’azienda sia impegnata o meno nella tutela ambientale può essere utile esaminare la sua storia. Se riscontriamo impegni pregressi a favore della sostenibilità allora c’è una buona probabilità che siano azioni veramente compiute. Se, invece, notiamo che sia un tema nuovo nella comunicazione dell’azienda allora è possibile si tratti solo di strategia di marketing.
Misurazione delle emissioni
Un altro aspetto rilevante è la quantificazione delle emissioni dell’azienda. “La verità è che ogni compagnia di viaggi alla fine sta contribuendo alla crisi climatica”, ha affermato Thornton. “Quindi la cosa migliore che ognuna possa iniziare a fare è misurare le emissioni di gas serra che crea”. Sul sito web della Dichiarazione di Glasgow si possono trovare le organizzazioni che hanno accettato di ridurre attivamente l’inquinamento prodotto e le modalità attuate per farlo. I firmatari hanno pubblicato in quella sede il loro piano climatico che viene costantemente monitorato dall’Organizzazione mondiale del turismo delle Nazioni Unite e, in questo modo, i consumatori possono verificare le attività intraprese.
Certificazioni ottenute
In ultima istanza, i viaggiatori possono verificare la presenza di certificazioni ottenute dall’azienda. Una delle più rigorose è la certificazione B Corp. Per ottenerla, le aziende vengono esaminate dal B Lab senza scopo di lucro e si tratta di una certificazione dura tre anni. Anche il Global Sustainable Tourism Council (GSTC) fornisce la propria certificazione molto stringente. “Il GSTC non certifica le compagnie di viaggio, ma piuttosto accredita enti di certificazione di terze parti che utilizzano i suoi standard” ha spiegato Thornton. Altre certificazioni, invece, utilizzano metodi meno rigorosi e quindi possono trarre i consumatori in inganno.
Altri consigli
Altre domande che dovrebbero porsi i consumatori per constatare l’impegno dell’azienda a favore dell’ambiente è chiedersi quali fonti di energia l’azienda usi, quali materiali e cibo siano utilizzati e offerti, a chi appartenga l’albergo e se i dipendenti siano originari delle comunità locali o meno. Spesso solo una rapida ricerca su Google può dare un’indicazione utile in tal senso.
Evelyn Novello