MILANO - La Fondazione Prada sta attualmente ospitando una monumentale retrospettiva dedicata all’artista italiano Pino Pascali. La mostra, curata da Mark Godfrey, presenta quarantanove opere provenienti da musei italiani, stranieri e collezioni private, suddivise in quattro sezioni e estesa lungo tre edifici della sede di Milano.
Tra le opere iconiche vi sono le Armi, Pelo e Contropelo, Solitario, Cesto, Bachi da setola e Metri quadri di mare. Pascali, maestro dell’Arte Povera e uomo di spettacolo, sovverte i significati degli oggetti che crea e indaga il difficile rapporto tra uomo, natura e artificio, con particolare attenzione al tema della natura come gioco, metafora e simulazione e a quello dell’acqua come elemento primordiale e illusorio, con particolare attenzione all'uso di materiali naturali e industriali e alla creazione di ambienti immersivi e ironici. La mostra è aperta fino al 23 settembre 2024.
Il rapporto tra Arte e Natura: l’infanzia e il gioco
Pino Pascali, nato nel 1935 a Bari e tragicamente scomparso nel 1968 a Roma, è stato uno degli artisti più innovativi e influenti del secondo dopoguerra italiano. La sua opera, caratterizzata da un approccio ludico e sperimentale, ha esplorato profondamente il rapporto tra arte e natura, creando un dialogo affascinante e spesso ironico tra l'elemento primordiale e quello artificiale (Artribune).
In particolare, l'infanzia di Pascali trascorsa in Puglia ha avuto un impatto significativo sulla sua arte. Il paesaggio rurale della regione ha fornito un repertorio visivo che l'artista ha assorbito e reinterpretato in modo originale. Gli elementi naturali come il mare, la terra e gli animali ricorrono nei suoi lavori e riflettono il profondo legame tra l’artista e la sua terra natale. Le prime opere di Pascali mostrano infatti un'inclinazione verso il gioco e la sperimentazione, e utilizzando materiali non convenzionali, come la paglia, la pelliccia e il legno, l’artista crea sculture che richiamano forme naturali e animali, in chiave fantastica e surreale.
Le ‘finte sculture’ e il concetto di ‘natura ricostruita’
Ma da uomo dedito alla pubblicità e alla televisione (ambiente che l’artista frequenta e in cui lavora nel corso degli anni), la critica di Pascali non tarda ad arrivare. Pascali costruisce le sue sculture per viverle, farsi immortalare con le stesse, con l'idea di sovvertirne il significato - farsi attore piuttosto che spettatore, e fare dell'opera un oggetto con cui interloquire e non un semplice oggetto di fruizione o, appunto, di consumo.
A questo proposito, un aspetto distintivo del lavoro di Pascali è il concetto di "finte sculture". Questi lavori, includono l’utilizzo di materiali industriali per creare oggetti che simulano elementi naturali o strumenti umani. In una delle opere più famose, Bachi da setola, per esempio, Pascali utilizza scovoli di nylon, lana d’acciaio e pelo acrilico, presentanto l’opera in modo tale da farle dominare lo spazio con forme morbide e variabili, a creare una commistione tra elementi naturali creati artificialmente.
L’uso di questi materiali e la creazione di queste opere riflettono l’interesse di Pascali per il paradosso e l’anticonformismo (Muse Magazine). L'intento è quello di fare interrogare l’interlocutore dell’opera sull'autenticità e sulla percezione della natura, presentandola come qualcosa che ha perso la sua genuinità, per diventare un costrutto artificiale e manipolato dall'uomo, a disposizione dei suoi bisogni consumistici.
L'Acqua come Elemento Ricorrente
In particolare l’acqua è un tema ricorrente nell'opera di Pascali, che riflette, come già accennato, la sua origine pugliese e la sua fascinazione per il mare. In lavori come Pozzanghere, l'artista utilizza l'acqua come elemento simbolico e materico, a crearne una simulazione attraverso l’uso di resine trasparenti. Queste opere giocano con la percezione dello spettatore, creando l'illusione di una superficie liquida e trasparente. In opere invece come 32 metri quadrati di mare circa e Vedova Blu, presenti alla Fondazione, l'artista ricostruisce paesaggi naturali all'interno della galleria, utilizzando materiali come sabbia, pietra e pigmenti blu per evocare il mare e il cielo.
Queste installazioni trasformano lo spazio espositivo in un ambiente immersivo, invitando lo spettatore a un'esperienza sensoriale e meditativa del paesaggio. L’intento è quello di stimolare una riflessione profonda nell’osservatore sul ruolo dell’uomo nel contesto della natura, per cui dovrebbe considerarsi un abitante condiviso dell’ambiente, piuttosto che un creatore dominante.
Questo cambio di prospettiva ha come scopo quello di portare a un maggiore rispetto nei confronti del paesaggio e a un impegno più attivo nella sua conservazione.
La retrospettiva su Pino Pascali alla Fondazione Prada non è solo un omaggio a un grande artista, ma anche un invito a riflettere sul nostro rapporto con la natura. Attraverso le sue opere, Pascali ci sfida a vedere oltre l’apparenza e a riconoscere la complessità e l’artificialità del mondo che ci circonda. La sua arte, giocosa e provocatoria, ci ricorda che la natura non è solo un dato di fatto, ma un costrutto che possiamo e dobbiamo interrogare. In un’epoca di crescente consapevolezza ambientale, il messaggio di Pascali risuona con una forza rinnovata, invitandoci a un dialogo più profondo e rispettoso con il nostro ambiente.
Di Valentina Toschi