MILANO – Sopravvivere 26 ore da solo, in mare aperto, nell’Oceano Indiano. E’ questa l’ incredibile storia di Brett Archibald, il surfista sudafricano che durante una notte di sei anni fa è caduto da uno yacht. Una storia fatta di tenacia e prestanza atletica, ma anche di molta fortuna. Ora il “naufrago sopravvissuto” è un oratore motivazione, ha raccontato ulteriori dettagli della sua incredibile esperienza a Durban in occasione della “World Conference on Drowning Prevention” e la sua avventura sta facendo il giro del mondo.
La storia di Archibald
L’uomo sudafricano, che si trovava nelle acque dell’Oceano Indiano, era scivolato dal parapetto di uno yacht. Durante la conferenza ha ricordato di essersi accidentalmente sporto troppo dal pontile, di aver perso l’equilibrio e di essere caduto in mare. Al suo risveglio, in quella notte di sei anni fa, realizzò di essere disperso in acqua a 100 chilometri dalla costa. "Non ci sono parole per descrivere quegli attimi, ma conoscevo le mie possibilità” ha raccontato Archibald, la cui storia ha già ispirato il film “All Is Lost”. Nelle ore che seguirono fu attaccato da uno squalo, colpito da alcune meduse ed aggredito da gabbiani. In preda alla disperazione, Archibald soffrì di crampi paralizzanti, fu colto da allucinazioni ma, proprio quando iniziò a pensare di non avere via di scampo, dopo ben 26 ore dall’incidente, fu tratto in salvo.
Archibald è sopravvissuto grazie alla sua resistenza alle temperature estreme
Il professor Mike Tipton, esperto di ambienti climatici estremi dell'Università di Portsmouth, ha spiegato come la possibilità di sopravvivenza in mare dipenda anche e soprattutto dalla temperatura dell’acqua; dato che la temperatura dell’Oceano Indiano era circa di 28°Celsius, Archibald avrebbe potuto sopravvivere per oltre 36 ore. Secondo il professore i tempi di resistenza stimati sono di un'ora a 5° Celsius, due ore a 10° Celsius e sei ore a 15°Celsius. "In questi casi il fattore psicologico è fondamentale. Dall’esperienza di Brett si evince che, non appena la temperatura corporea scende a circa 30-33°, si può arrivare allo stato di incoscienza", afferma il professor Tipton, che vanta un’esperienza di 35 anni come studioso accademico, consigliere dei corpi militari e consulente per l'industria e per gli sportivi professionisti per sopravvivere in ambienti estremi. Alcuni casi fuori dal comune presi in esame hanno mostrato la variazione dei tassi di resistenza nelle acque. Il neozelandese Rob Hewitt galleggiò da solo in acqua a 16-17 °Celsius per 75 ore, sfidando le previsioni secondo le quali sarebbe rimasto vivo solo per poche ore. La sopravvivenza di Archibald, surfista e atleta di resistenza, è stata possibile anche grazie alla sua forma fisica.
di Stefania Ghezzi
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