MILANO – PlasticsEurope, associazione dei produttori europei di materie plastiche, ha pubblicato l’edizione 2017 di “Plastics - The Fact”, l’analisi del settore, del mercato e delle tendenze con dati riferiti all’anno 2016, realizzato in collaborazione con l’associazione dei riciclatori Epro.
Il comparto
Partiamo dai dati strutturali: la filiera delle materie plastiche e gomma, che comprende, produttori, trasformatori, riciclatori e costruttori di macchine e attrezzature conta nei 28 paesi membri UE quasi 60mila aziende, molte delle quali PMI, che danno lavoro a oltre 1,5 milioni di persone.
Il giro d’affari è molto vicino a 350 miliardi di euro, con un bilancio commerciale in attivo per circa 15 miliardi di euro, in questo caso considerando solo produzione (9.700 miliardi) e trasformazione di plastiche (5.200 miliardi).
Sempre su “Plastics- The Fact” si legge che il settore, nel 2016, ha contribuito con 30 miliardi di euro alle finanze pubbliche e al welfare.
La produzione
Nel 2016 - si legge nel report - sono state prodotte a livello mondiale 335 milioni di tonnellate di materie plastiche (termoplastiche, poliuretani, termoindurenti, adesivi e coating), tredici milioni in più rispetto all’anno precedente.
L’Europa (UE28+ Norvegia e Svizzera) ha contribuito per 60 milioni di tonnellate, due in più rispetto al 2015, ma ancora sotto il livello record raggiunto nel 2007 con 65 milioni di tonnellate.
L’Asia si conferma il principale fornitore di termoplastiche e poliuretani, con circa la metà delle 280 milioni di tonnellate prodotte a livello globale (29% la sola Cina), mentre l’Europa incide ’solo’ per il 19% e l’area Nafta per il 18%.
Consumo e trasformazione
La domanda di plastiche in Europa nel 2016 ha sfiorato 50 milioni di tonnellate (per l’esattezza 49,9 milioni).
La Germania si conferma saldamente al primo posto con il 24% delle plastiche trasformate, seguita dall’Italia con il 14%. Seguono Francia (9,6%), Spagna (7,7%), Regno Unito (7,5%) e Polonia (6,3%). Questi sei paesi, da soli, valgono quasi l’80% del consumo europeo di termoplastiche, poliuretani e termoindurenti.
Poche sorprese anche nei principali mercati di destinazione: l’imballaggio è al primo posto con il 39,9% delle 49,9 milioni di tonnellate trasformate nel 2016 in Europa; seguono costruzioni con il 19,7%, automotive con il 10% e settore elettrico/elettronico con il 6,2%.
Passando alla suddivisione per famiglia polimerica, il polipropilene vale il 19,3% dei consumi, seguono polietilene a bassa densità (LDPE e LLDPE) con 17,5% e polietilene ad alta e media densità (HDPE e MDPE) con il 12,3%; nel complesso, le poliolefine raccolgono quindi poco più del 49% del totale.
Il PVC vale il 10%, mentre poliuretani e PET si attestano entrambi al 7,5% e il polistirene compatto ed espanso al 6,7%.
Recupero e riciclo
Nel 2016 sono state raccolte in Europa (UE28 + Norvegia e Svizzera) 27,1 milioni di tonnellate di rifiuti plastici. 11,3 milioni di tonnellate sono state avviate a recupero energetico (41,6%) e 8,4 milioni sono state riciclate per via meccanica (31,1%): di queste, però, solo il 63% è stato rigenerato nel vecchio continente, mentre il restante 37% è stato riciclato fuori UE, prevalentemente in Asia.
In discarica sono finite 7,4 milioni di tonnellate di rifiuti plastici (27,3%), un volume ancora molto elevato, ma nettamente inferiore (-43%) rispetto alle 12,9 milioni di tonnellate di dieci anni prima.
L’incidenza della discarica varia in modo significativo da paese a paese: è inferiore al 10% dei rifiuti raccolti nei paesi del centro e Nord Europa (Svizzera, Austria, Germania e Scandinavia), non raggiunge il 50% in Italia, Francia e Spagna, mentre risulta ancora predominante nei paesi balcanici e in alcune aree dell’Est Europa.
Sempre considerando il periodo 2006-2016, il riciclo meccanico è cresciuto del 79%, da 4,7 a 8,4 milioni di tonnellate, mentre il recupero energetico ha fatto un balzo del 61%, da 7 a 11,3 milioni.
di Alessandro Conte
15 marzo 2018
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