MILANO – Uno studio pubblicato sulla rivista Environmental Research Letters ha individuato la responsabilità di questo cambiamento climatico nella mano dell’uomo. Il documento è stato compilato da 40 eminenti accademici, che hanno analizzato gli anelli degli alberi, utilizzato i modelli climatici e dati storici tratti da documentazione prodotta da medici, preti e monaci nell’antichità. Dal 1986, conclude la ricerca, le temperature estive sono state circa 1,3 °C più alte rispetto a due millenni fa, le ondate di caldo sono durate più a lungo e si sono rivelate più frequenti e persistenti.
Una ricerca che viene da lontano
«Questo livello di riscaldamento non ha precedenti negli ultimi duemila anni – ha detto il professor Jürg Luterbacher, coordinatore del rapporto – È eccezionalmente alto e non può essere spiegato con fenomeni di variabilità naturale, vulcani tropicali o trasformazioni solari». Gran parte dei dati relativi al periodo precedente al 755 è stata ricavata dall’analisi degli anelli degli alberi di alberi di pino in Finlandia, Austria e Svezia. Queste piante, infatti, crescono nella stagione calda, mentre si fermano con il freddo. I loro anelli e i cambiamenti di densità danno il segno, in parte, della temperatura estiva. «L’anomalo caldo recente è particolarmente evidente nel sud Europa, dove la variabilità è generalmente minore, e dove si prevede che la traccia del cambiamento climatico antropogenico emerga per prima», hanno scritto gli esperti nel documento.
L’aumento progressivo delle temperature
Secondo i risultati, le oscillazioni di temperatura nel passato erano più ampie di quanto pensato finora. In particolare, le estati sono state più calde tra l’epoca romana e il III secolo, prima che si verificasse un generale raffreddamento fino al VII secolo. Un caldo intermezzo medievale fu poi interrotto dalla “piccola era glaciale” tanto cara ai negazionisti climatici, che durò dal XIV al XIX secolo. Da quando l’alba si è levata invece sul XX secolo, gli effetti dei cambiamenti climatici sono diventati progressivamente più pronunciati.
di Alessandro Michielli