MILANO – L’Italia, oltre ad essere la patria del buon cibo, è anche la nazione prima al mondo per quanto riguarda la lotta agli sprechi alimentari. È quanto emerge dal nuovo Food Sustainability Index (FSI), lo studio che analizza il rapporto tra cibo, salute e ambiente in 78 Paesi (pari a oltre il 92% della popolazione mondiale) prendendo in considerazione 38 indicatori legati a temi sociali, ambientali ed economici e 95 metriche individuali.
Come nasce l’Indice di Sostenibilità Alimentare
Il Food Sustainability Index è un indice globale frutto di una partnership avviata nel 2016 tra Fondazione Barilla e The Economist (col suo hub di innovazione Economist Impact, prima Economist Intelligence Unit). Lo scopo dello studio è indagare la situazione attuale dei sistemi alimentari globali per evidenziarne le best practice e le aree di miglioramento, verso il raggiungimento gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals - SDG) dell’Onu. Negli anni l’indice si è ampliato in termini di copertura geografica e di indicatori analizzati: rispetto al 2016 sono stati inclusi nell’analisi 53 Paesi in più e presi in considerazione 18 nuovi indicatori che toccano alcune delle questioni rilevanti, come la resilienza dei sistemi sanitari e il tema della mitigazione dei cambiamenti climatici.
Gli indicatori del Food Sustainability Index
Il FSI è composto da 58 indicatori ambientali, economici e sociali che considerano tre pilastri: sprechi e perdite alimentari, agricoltura sostenibile e sfide nutrizionali. Le sfide nutrizionali guardano alla complessità degli effetti che il cibo ha sulle persone e sulla salute attraverso tre indicatori: qualità di vita, aspettativa di vita e regimi alimentari. Un totale di 30 Key Performance Indicators è stato utilizzato per capire come rendere la produzione di alimenti sani e sicuri non solo più efficiente ma anche più sostenibile dal punto di vista ambientale, economico e sociale, mentre 6 indicatori sono stati sviluppati per analizzare la performance dei paesi in relazione allo spreco alimentare.
Il punteggio e la posizione dell’Italia
L’Italia ha buoni risultati in rapporto alla qualità della vita: a livello europeo, con 86 punti, siamo dopo Francia e Spagna e prima della Germania. In ambito di agricoltura sostenibile l’Italia raggiunge un punteggio abbastanza in linea con la media mondiale: 65,8 contro il punteggio medio di 70,3.
Lotta agli sprechi alimentari
Nella lotta allo spreco alimentare, che a livello globale riguarda un terzo del cibo prodotto, l’Italia è al primo posto per le azioni intraprese, mentre nella filiera produttiva perde “solo” il 2% del cibo. Nel nostro Paese si stima che lo spreco pro capite annuo a livello domestico sia di circa 67 Kg. Lo spreco nella ristorazione ammonta invece a circa 26 Kg, mentre nella distribuzione è di circa 4 Kg pro capite l’anno.
Oltre all’Italia, i 4 Paesi con le migliori politiche in atto sono Francia, Stati Uniti, Germania e Argentina. “A livello mondiale, le perdite di cibo tra i primi 19 classificati non superano il 3% della produzione alimentare totale, rispetto alla media generale del 6%. Anche i rifiuti alimentari domestici sono al di sotto della media (85 kg di cibo sprecato pro capite all’anno) in quasi 40 paesi del FSI”.
Qualità della vita
Per quanto riguarda le altre metriche analizzate nel FSI, l’Italia “dimostra il suo impegno nell’intraprendere un percorso sempre più virtuoso: particolarmente buoni risultano i dati relativi alla qualità della vita. A livello europeo, con lo score di 86 siamo dopo Francia e Spagna, ma prima della Germania. Anche l’aspettativa di vita in Italia è piuttosto alta: “l’aspettativa di vita alla nascita è 83,2 anni, mentre l’aspettativa di vita in salute è di 71,9. La mortalità da malattie non trasmissibili (NCDs), infine, è di 235,6 ogni 100.000 abitanti: uno dei dati più bassi tra quelli di tutti i Paesi analizzati”. Inoltre, in Italia e nei Paesi occidentali problemi quali la sottonutrizione o la malnutrizione infantile presentano una prevalenza molto bassa.
Agricoltura sostenibile
Per quanto riguarda l’agricoltura sostenibile, e in particolare nell’ambito del consumo idrico, dal rapporto emerge che “possiamo attenderci nei prossimi anni importanti miglioramenti. Come molti paesi del Mediterraneo, infatti, in Italia la pressione sulle risorse di acqua di superficie e di falda per la produzione alimentare è piuttosto alta; per questa ragione attualmente il nostro score appare abbastanza in linea con la media mondiale: 65,8 contro il punteggio medio di 70,3. Le politiche e iniziative in atto per promuovere l’irrigazione sostenibile, però, fanno ben sperare per il futuro, in linea anche con il recente Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che contiene una sezione dedicata alla “Tutela del Territorio e delle Risorse Idriche”, nonché obiettivi specifici per l’efficienza delle risorse idriche nel settore agricolo”.
Di Salvatore Galeone