Niccolò Scaffai, docente di Critica letteraria e Letterature comparate all’Università di Siena, si distingue per i suoi studi sulla poesia moderna, la letteratura del Novecento e il rapporto tra letteratura ed ecologia. Dirige il Centro Franco Fortini di Siena e ha insegnato all’Università di Losanna, dove ha fondato il Pôle de recherche sur l’Italianité. Collaboratore di testate culturali come "Alias Domenica" e "Doppiozero", abbiamo intervistato Niccolò Scaffai per farci raccontare
In questa intervista, l’autore ci parla di come la sua ricerca attorno al rapporto tra ecologia e letteratura indaghi le modalità con cui la narrativa e la poesia contemporanea rappresentano e riflettono sulle crisi ambientali, le trasformazioni del paesaggio e le relazioni tra essere umano e natura. Scaffai esplora i legami tra l'immaginazione letteraria e le questioni ecologiche, evidenziando come la scrittura possa contribuire a una maggiore consapevolezza ambientale e a una riflessione critica sull'antropocene.
Nel suo percorso accademico e nelle sue ricerche, si è spesso concentrato sul rapporto tra letteratura e natura. Come è nato il suo interesse per questo tema e quali sono stati gli eventi (professionali o personali) o le letture che l'hanno portata a scrivere Letteratura e Ecologia?
Il mio interesse per il rapporto tra letteratura e natura è iniziato studiando i temi ricorrenti nella rappresentazione della natura, come il locus amoenus, un luogo ideale e armonioso che compare spesso nei testi letterari e sul quale scrissi una voce all’interno del Dizionario dei temi letterari a cura di Remo Ceserani, Mario Domenichelli e Pino Fasano, pubblicato da Utet. A partire da quelle considerazioni ho lavorato a un primo saggio sulla relazione tra ecologia e letteratura commissionatomi per la Letteratura europea a cura di Piero Boitani e Massimo Fusillo, pubblicata ancora da Utet. Era il 2006 o 2007 e in Italia la cosiddetta ‘ecocritica’ non era praticata che in rarissimi casi; la maggior parte degli studi proveniva dal mondo accademico-letterario nordamericano.
Con il tempo, invece, ho scoperto come questi temi continuassero a influenzare anche la letteratura moderna e contemporanea, legandosi a riflessioni ecologiche, e così mi sono concentrato su come applicare l'ecocritica al di fuori della tradizione letteraria statunitense.
Il libro Letteratura e ecologia, uscito nella prima edizione nel 2017, è quindi il frutto di una riflessione che è cominciata un decennio prima, e che ho potuto mettere a punto anche grazie alla mia esperienza di insegnamento in Svizzera, dove c’è una maggiore sensibilità verso questi temi e il cui legame con la dimensione umanistica è più forte. In Italia, nonostante il crescente interesse per gli studi ecologico-letterari degli ultimi anni, resistono alcuni pregiudizi. Il più significativo è quello di considerare l’ecologia secondo una prospettiva green, lontana dalle questioni politico-sociali. Nel senso in cui cerco di studiarla, assume invece la funzione di una prospettiva conoscitiva sui sistemi e le relazioni che coinvolgono storia e società.
In questo libro lei esplora, da una parte, l’idea che la crisi ecologica di oggi abbia influito e ancora influisca sulla creazione letteraria; dall’altra, l’idea che la letteratura possa offrire nuovi strumenti di comprensione del cambiamento climatico.
Quali pensa siano le sfide principali che gli scrittori affrontano nel trattare questi temi senza ridurli a pura denuncia o attivismo? E in che modo la letteratura riesce a comunicare questioni complesse come quelle ecologiche, rispetto ai saggi o ai discorsi scientifici? Può farci un esempio?
Nel mondo contemporaneo, l'ecologia è diventata un concetto che riguarda non solo l’ambiente, ma anche la politica, l’economia e la cultura. L’importanza e la pervasività delle questioni ambientali contribuiscono a fare dell’ecologia il contesto di una grande narrazione collettiva, una delle più importanti tra quelle che la nostra cultura adotta per rappresentarsi, e in quest’ambito il ruolo della letteratura è cruciale.
E’ soprattutto nell’età contemporanea che la tematica ambientale ha acquistato una specifica fisionomia, determinata dall’urgenza dei cambiamenti e dall’evidenza dei fenomeni a cui siamo esposti. Letteratura ed ecologia trovano quindi, più che mai, forti elementi di reciproca implicazione. Da un lato, il discorso ecologico ha adottato costruzioni narrative tipicamente letterarie; dall’altro lato, la letteratura ha attinto dall’ecologia sia argomenti direttamente legati alle questioni ambientali del nostro tempo (il tema dei rifiuti, per esempio), sia elementi per rinnovare temi classici come quello della fine del mondo. La letteratura ha la facoltà di assumere la questione ecologica per ribadire e possibilmente intensificare il proprio valore conoscitivo, rivendicando il proprio statuto come forma di sapere, con un ruolo complementare ma non inferiore e subordinato ad altri saperi oggi più influenti (come quelli scientifici e tecnici).
Per farlo, la letteratura può contare sui dispositivi che le sono propri, come l’effetto di straniamento (quello che consente a uno scrittore di far percepire un aspetto noto della realtà come se fosse visto per la prima volta) o l'intreccio, che può mostrare come i legami tra individui, ambienti e fattori naturali o sociali, provenendo da luoghi e momenti diversi, possano unirsi per creare effetti specifici. Come diceva Gadda, la realtà è il risultato di un “gomitolo di concause”, e la letteratura può cercare di districarlo o almeno seguirne alcuni fili. La scrittura scientifica divulgativa, come quella di David Quammen o Carl Safina, ha adottato queste tecniche narrative per trasmettere una visione della realtà, mescolando narrazione e scienza, per spiegare concetti ecologici complessi.
Quale messaggio principale spera di trasmettere ai lettori del suo libro riguardo all'importanza di una narrativa ecologica? Ha in programma ulteriori ricerche o pubblicazioni sui temi dell’ecologia e della letteratura? Se sì, può anticiparci qualche dettaglio?
Da parte mia, non vorrei propriamente trasmettere ai lettori un messaggio, perché credo che la letteratura non si debba porre un obiettivo immediatamente esemplare; quel che cerco di fare è piuttosto riflettere, e far riflettere, sul modo in cui la letteratura entra in rapporto con una dimensione del reale, con una questione che incide sulle esistenze delle persone collegandole in un sistema complesso che coinvolge sì natura e biologia, ma insieme anche storia, politica, economia, società. La letteratura è una forma di conoscenza – non (solo) di evasione né di propaganda – e in questo senso può contribuire a interpretare e farci comprendere quella complessità che ci riguarda e coinvolge.
Per il futuro, sto lavorando a una nuova ricerca sul concetto di "profondità" nelle rappresentazioni letterarie, legandolo all’ecologia. Voglio esplorare come la letteratura contemporanea rappresenta la profondità sia fisica (come il sottosuolo, da cui estraiamo risorse) sia simbolica, attraverso motivi legati all’immaginario umano, come il viaggio nelle profondità della terra. La prima coinvolge il sistema economico-energetico su cui si basano il nostro stile di vita e la nostra sussistenza. La seconda, invece, coinvolge alcuni archetipi antropologici, prima ancora che letterari.
Di Valentina Toschi