MILANO – Il particolare rapporto tra l’acqua e la mente è stato descritto da Raffaele Morelli, presidente dell’Istituto Riza e vice Presidente della Società Italiana di Medicina Psicosomatica. Il professore ha declinato questo rapporto in un intervento durante la conferenza internazionale sull’idratazione tenutasi in Expo lo scorso 11 giugno e organizzata da FEMTEC e Sanpellegrino.
L’acqua nutre la mente
La mente ha bisogno di immagini così come il corpo ha bisogno di molecole per vivere, rigenerare e ripristinare. Se chiudiamo gli occhi e proviamo ad immaginare una sorgente d'acqua, quando il nostro ego si sente minato, stanco e sconvolto, questa immagine ci mette in contatto con l'energia vitale senza limiti. Pensare acqua significa tornare alle origini, immergersi nelle antiche aree del nostro cervello dove si verifica il "misterioso salto tra mente e corpo" descritto da Freud.
Così come l'acqua reidrata i nostri corpi e i nostri organi vitali, immagini di acqua riattivano il metabolismo del nostro cervello. Immagini di acqua sono un punto di riferimento importante per la nostra salute mentale: tutte le persone sono e sono state alla ricerca di tranquillità, relax e pace interiore in bagni termali e rituali. Gli antichi conoscevano immagini ancestrali dell'anima e il potere terapeutico dell'acqua.
L’acqua nella psicoterapia
La psicoterapia considera immagini di acqua come un buon modo per far dimenticare attacchi di panico, abbandoni, le paure della notte, crisi esistenziali e le relazioni conflittuali.
L’acqua è essenziale per il rapporto tra mente e corpo. Per esempio, ora è ben noto che la disidratazione colpisce l'umore delle donne e le funzioni cognitive degli uomini. Alcune indagini condotte presso l'Università di Human Performance Laboratory del Connecticut hanno mostrato che la disidratazione colpisce non solo i nostri corpi, ma anche le nostre menti. Anche una lieve disidratazione, definibile con una perdita dell'1,5% del volume di acqua presente nel corpo, è in grado di alterare l'umore della gente e le funzioni cognitive.
Queste indagini hanno coinvolto 25 uomini e 26 donne, persone sane e attive (ma che non erano né atleti ad alte prestazioni né sedentari), che hanno preso parte a tre valutazioni in tre mesi. Sono stati indotti alla disidratazione, dando loro diuretici, chiedendo loro di non bere e di camminare su tapis roulant. Subito dopo sono stati sottoposti a una batteria di test cognitivi che hanno misurato e notata un calo della vigilanza, concentrazione, tempo di reazione, apprendimento, memoria, ragionamento e umore.
Altri ricercatori, infine, (Grandjean, 2007) hanno identificato una stretta connessione tra la disidratazione e il monitoraggio visivo-motorio a breve termine, la memoria a lungo termine, e l’efficienza aritmetica. E’ emerso che la disidratazione negli uomini provoca difficoltà a svolgere compiti mentali e condiziona le aree di vigilanza, mentre nelle donne si è registrata una riduzione delle capacità cognitive, alti livelli di stanchezza, tensione e ansia. Questi cambiamenti sfavorevoli di umore e sintomi erano sostanzialmente maggiori nelle femmine che nei maschi. I ricercatori non sono in grado di spiegare la differenza essenziale degli effetti della disidratazione sulla mente e sull'umore di uomini e donne, ma suggeriscono comunque di bere molto.