L’idrosommelier Giuseppe Amati invita ad un approccio scientifico nei confronti dell’acqua da tavola
MILANO - Perché esistono corsi per la degustazione del vino e dell’olio e non quelli per la degustazione delle acque minerali? E’ da questa domanda che è nata l’ADAM, la prima associazione di “idrosommeliers” italiana.
I CORSI DELL’ADAM- Dal 2002, lo staff di docenti dell’ADAM, tra cui un medico idrologo, un esperto in risorse idriche, un chimico e un nutrizionista, ha formato circa 5.000 “studenti”, con corsi full immersion articolati in tre livelli.
ACQUE DIVERSE TRA LORO- I corsi servono a dimostrare che, nonostante le acque sembrino tutte uguali perché incolori e inodori, in realtà sono centinaia le sfumature di gusto e gli abbinamenti acqua-cibo possibili. «Essere idrosommeliers è un valore aggiunto per chi lavora nel settore della ristorazione – ci tiene a spiegare Giuseppe Amati, segretario generale dell’ADAM, idrosommelier e maître d’hotel – Il pubblico è sempre più colto e competente in fatto di vini e di oli, di carni e di pesci.
APPROCCIO SCIENTIFICO- «E’ doveroso - continua Amati - avere un approccio scientifico anche all’acqua da tavola, che è un alimento come tutti gli altri. Sul menù dovrebbero esserci almeno quattro bottiglie diverse di acqua minerale. Bisogna orientare la scelta del cliente a seconda dei piatti. Un bicchiere di minerale si degusta a piccoli sorsi, scegliendo per i sapori più tenui le acque meno mineralizzate e quelle via via a contenuto minerale crescente nel corso del pasto, quando i grassi aumentano e i sapori si irrobustiscono».
aggiornato il 7 maggio 2013