MILANO – Amate il tennis? Da oggi sfidare il vostro avversario potrebbe avere un altro sapore, più precisamente un altro contesto spazio-vitale. Infatti sembra aver convinto anche gli investitori il progetto di Krzysztof Kotala, dottore in architettura presso Politecnico di Cracovia, che nell’ aprile 2015 ha presentato al mondo il progetto di uno stadio da tennis sottomarino. La struttura è destinata ad essere realizzata a largo della costa di Dubai, e negli ultimi mesi avrebbe fatto passi da gigante verso la sua approvazione.
Il sogno di Kotala
L’idea è nata lo scorso aprile a Krzysztof Kotala, che possiede l'8 + 8 Concept Studio di Varsavia. L’Underwater Dubai Tennis Center è finita da subito sulla bocca di tutto il mondo dopo aver svelato i primi disegni della sua struttura. L’ideatore dello stadio subacqueo ha confermato proprio in questi giorni che ci sarebbero degli imprenditori americani pronti ad investire nel progetto e che lo stesso sarebbe solo da rifinire: “Questo processo richiede pochi mesi - ha ammesso Kotala -, sarà qualcosa di originale. Deve diventare un luogo di tradizione per il tennis e Dubai è il posto perfetto per realizzare questa idea”. Il progetto di Kotala coinvolge sette arene, con una cupola vetrata in vetro-carbonio sopra la corte e si trova all'interno di una barriera corallina al largo della costa di Dubai, vicino al famoso Burj al Arab.
Idea originale, ma progetto problematico
Nonostante l'entusiasmo di Kotala, Sarah Fray, direttore di ingegneria e servizi tecnici presso l'Institution of Structural Engineers di Londra, ha detto che i progetti sottomarini sono sempre difficili da attuare a causa dei vincoli di costruzione di qualsiasi struttura sottomarina: “Realizzare qualsiasi cosa sott’acqua è estremamente impegnativo – ha affermato Fray – E’ fondamentale capire come far fronte agli imprevisti di una struttura che sta sotto l’acqua. Ad esempio penso ai piccoli terremoti che colpiscono la regione”. Secondo Fray gli sviluppatori avrebbero due opzioni per la costruzione: spingere l'acqua in avanti e quindi inondare l’ipotetico sito di costruzione, oppure costruire la struttura a terra, portarla verso il mare, farla affondare e poi ancorarla sul fondo marino.
di Alessandro Michielli