MILANO – Nel 2100 ben 5.500 chilometri quadrati di pianure costiere potrebbero essere sommersi a causa dell'innalzamento del mare. Sono questi i risultati di uno studio realizzato nell'ambito del progetto Ritmare da ricercatori del laboratorio Modellistica Climatica e Impatti dell’Enea e appena pubblicato su Quaternary Science Reviews.
Il parere di Fabrizio Antonioli
Come spiega il direttore della ricerca, Fabrizio Antonioli, intervistato da National Geographic Italia, l’innalzamento del livello del mare previsto è diverso di zona in zona: “Alcune aree sono già oggi a zero o sottozero e la costa si abbassa, si alza o si sposta per vari motivi - ha detto Antonioli -. Da qui a qualche decennio l’innalzamento ci sarà e su questo non c’è nulla da fare, ma costruendo dighe, idrovore e prendendo provvedimenti adatti, sarebbe possibile evitare gli allagamenti”. Come spiega il National Geographic, se anche dovesse essere raggiunto l'obiettivo di ridurre significativamente le emissioni, come previsto dalla conferenza di Parigi del 2015, il livello dovrebbe ugualmente salire tra i 28 e i 60 centimetri.
Livelli del mare nel 2100
Lo studio dell'Enea mostra i livelli del mare nel 2100 in quattro aree italiane a rischio: il Nord Adriatico, il golfo di Taranto, il golfo di Oristano e quello di Cagliari. Rispetto alle previsioni pubblicate nel 2011, che si basavano sul report IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change), ci sono novità, anche perché i dati utilizzati risalgono al 2013. Si prevede un innalzamento globale del mare che varia da un minimo di 53 centimetri a un massimo di 97 entro il 2100, a seconda del livello di gas serra presente nell'atmosfera. Lo scenario descritto dalle mappe dell'Enea, però, non si giustifica esclusivamente tenendo conto dell'innalzamento delle acque: “Per ogni territorio bisogna includere nelle previsioni anche altri elementi - conclude Antonioli -, come i fenomeni tettonici, e questo livello di precisione si inizia a vedere solo ora”.
di Alessandro Michielli
14 febbraio 2017
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