MILANO - Sono molteplici i fattori che mettono a rischio le specie marine presenti nei nostri mari, come la pesca aggressiva e il traffico marittimo. Per questo motivo, è nata l’esigenza di un monitoraggio preciso delle specie più diffuse, così da poterne preservare la conservazione.
Nasce così “Conceptu Maris” (“CONservation of CEtaceans and Pelagic sea TUrtles in Med: Managing Actions for their Recovery In Sustainability”) il progetto promosso dell’Unione Europea supportato dal programma LIFE, lo strumento finanziario per l’ambiente dell’Unione. Per i prossimi quattro anni, altri enti internazionali e nazionali lavoreranno a fianco dell’Unione Europea per salvaguardare le specie a rischio: Ispra - Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Area Marina Protetta "Capo Carbonara", CIMA Research Foundation, CMCC Climate, ÉcoOcéan Institut (Francia), Stazione Zoologica Anton Dohrn, Triton Research, Università degli Studi di Milano-Bicocca, Università degli Studi di Palermo, Universitat de València (Spagna), Università degli Studi di Torino.
Gli obiettivi di Conceptu Maris
In cosa consiste il progetto Conceptu Maris? L’obiettivo principale è ovviare alla carenza di dati su questi animali che popolano le nostre acque: molti di questi, come la balenottera comune e il capodoglio, sono di grandi dimensioni e trascorrono la loro vita interamente in mare, in zone spesso difficili da monitorare per via della loro grande estensione.
Il monitoraggio di questi animali è avvenuto, fino in tempi recenti, tramite osservazione diretta ed attività di citizen science, ossia una ricerca effettuata da semplici cittadini sensibili alla tematica. Conceptu Maris intende affiancare a questo tipo di ricerca innovative tecnologie per approfondire la conoscenza di queste specie animali e semplificare le operazioni per la loro salvaguardia. Tra questi strumenti, il progetto prevede il rilevamento di microscopiche tracce di DNA disperse in acqua dagli animali (eDNA - Environmental DNA) e l’impiego di sensori a scafo, istallati sui traghetti commerciali al fine di mappare le caratteristiche ambientali per meglio definire la distribuizione delle varie specie di cetacei e tartarughe marine presenti nelle acque del Mediterraneo. Il piano comprende, inoltre, anche campagne di citizen science che coinvolgono il personale di bordo di alcuni traghetti.
I fattori di rischio per gli abitanti del mare
Le minacce che queste specie animali sono costrette ad affrontare sono di varia natura ed in costante crescita. La prima, la pesca commerciale, causa la riduzione della disponibilità di cibo e la dispersione di reti e lenze nel mare, costituendo delle vere e proprie trappole per questi animali che possono morire per soffocamento o gravi lesioni. Un altro fattore di rischio è il traffico di navi veloci, che produce disturbo acustico per i cetacei ed aumenta il rischio di collisione.
Dopo aver raccolto i primi dati sulla distribuzione delle specie, i ricercatori valuteranno l’impatto dei fattori di rischio nel corso dell’anno, individuando successivamente anche dei corridoi ecologici, cioè delle zone adatte alla conservazione delle specie più a rischio.
Manuela Fichera