MILANO - I mari italiani sono caratterizzati da un'elevata biodiversità. Solo il Mediterraneo, pur avendo una superficie pari a circa l’uno per cento di quella di tutti gli oceani, ospita oltre 12.000 specie marine, ovvero tra il 4 e 12% della biodiversità marina mondiale Purtroppo, gli organismi viventi nelle acque e il loro habitat sono in pericolo a causa principalmente dell'inquinamento da acque reflue e dello sfruttamento irrazionale delle risorse viventi. Inoltre, il mare non è una risorsa inesauribile con un potere illimitato di auto-rigenerazione.
Per questo, abbiamo chiesto al dottor Leonardo Tunesi, Responsabile dell’Area Tutela Biodiversità, Habitat e Specie Marine Protette per ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) di analizzare la biodiversità che contraddistingue i mari italiani e le specie principali meritevoli di tutela.
L’importanza dei mari per la vita sulla Terra
Innanzi tutto, occorre sottolineare come i nostri mari siano indispensabili per garantire la vita sulla Terra: le acque regolano il clima del nostro Pianeta, producono ossigeno, forniscono nutrimento e sono fonte di sussistenza per centinaia di milioni di essere umani. Nonostante la loro importanza, secondo Tunesi mai come oggi i nostri mari sono sottoposti all’impatto crescente delle attività umane. “Dati incontrovertibili mostrano che la biodiversità degli oceani, a tutti i suoi livelli, è in forte diminuzione a causa degli impatti diretti e indiretti delle pressioni determinate dalle attività umane.”
Cosa mette a rischio la biodiversità marina
Le risorse marine sono spesso considerate infinite: ma non è così. Ciò ha portato il mare ad avere una condizione di forte stress dovuto principalmente all’eccessivo sfruttamento delle risorse ittiche. “La sovra pesca è tra le principali cause di perdita di biodiversità – sottolinea il dottor Tunesi - insieme all’esplosione della presenza di specie non indigene, le alterazioni fisiche dell’ambiente e l’inquinamento dovute a dragaggi, costruzioni costiere, pesca a strascico, sostanze tossiche, eccesso di nutrienti, rifiuti.” Oltre a ciò, Tunesi fa notare come anche cambiamenti climatici e acidificazione degli oceani siano e saranno sempre più fonte di perdita di biodiversità, soprattutto negli ecosistemi costieri più sensibili.
Le specie emblematiche, alla tutelare ognuno di noi può contribuire
La protezione della biodiversità marina richiede l’impegno concreto, in prima persona, di ognuno di noi: dal consumo di specie ittiche pescate sostenibilmente, al corretto comportamento in spiaggia o al mare, così come alla semplice adozione delle pratiche più corrette per evitare che i rifiuti finiscano in mare. Il dottor Tunesi ci segnala 5 specie minacciate, emblematiche dei mari italiani, ognuna con una particolare peculiarità e ruolo nel garantire l’equilibrio dell’ambiente marino.
La foca monaca mediterranea
Si tratta di un mammifero pinnipede della famiglia delle foche. È una specie minacciata di estinzione, di cui sopravvivono in natura meno di 700 esemplari. Si tratta di una specie ancor più minacciata del Panda, fino all’ ‘800 presente lungo tutte le coste italiane. Essendo consumatore di pesce, la foca monaca in passato è stata combattuta dai pescatori, costringendo la specie a trovare rifugio nelle grotte, ed a sopravvivere lungo tratti di coste poco frequentati dall’uomo. Negli ultimi anni, il diverso cambiamento del comportamento dell’uomo, più rispettoso della specie, sta favorendo il ritorno della foca monaca anche lungo le coste italiane; nel caso si avesse l’occasione di incontrarla è però molto importante adottare comportamenti rispettosi nei suoi confronti.
Pinna nobilis
Nota anche come grande nacchera, è il più grande mollusco bivalve del Mar Mediterraneo. Può raggiungere un metro di lunghezza. Specie protetta, endemica del nostro mare, negli ultimi anni la comparsa in Mediterraneo di parassiti specifici ne stanno causando una mortalità elevatissima che in alcuni casi supera il 90 percento degli individui. È quindi molto importante evitare di infastidire esemplari di questa specie, nel caso in cui la si osservi sott’acqua.
Patella ferruginea
Questa è la più grande patella del Mediterraneo, superando i 10 centimetri di lunghezza. Essa ormai vive solo lungo tratti costieri rocciosi poco frequentati o protetti di Sardegna, delle isole dell’Arcipelago Toscano, in Liguria e in Calabria. È una specie purtroppo vittima di raccolta indiscriminata, soprattutto in passato, che non deve essere raccolta per essere opportunamente rispettata.
Posidonia oceanica
E' una pianta acquatica, endemica del Mar Mediterraneo, appartenente alla famiglia delle Posidoniacee. È una pianta superiore, non un alga, ed ha quindi caratteristiche simili a quelle delle piante terrestri, con radici, un fusto rizomatoso, foglie nastriformi lunghe fino ad un metro e unite in ciuffi di 6-7, fiori e frutti. Forma delle praterie sottomarine che hanno una notevole importanza ecologica, costituendo la comunità climax del mar Mediterraneo ed esercitando una notevole azione nella protezione della linea di costa dall'erosione. Costituisce quindi un habitat che ospita molti organismi animali e vegetali che nella prateria trovano nutrimento e protezione. Essa è considerata un buon bioindicatore della qualità delle acque marine costiere. È Importante, se si ha un’imbarcazione, evitare di ancorare sulla posidonia perché l’ancora ara la prateria danneggiandola gravemente.
Coralli bianchi profondi
Specie come la Lophelia pertusa e la Madrepora oculata vivono a molte centinaia di metri di profondità dove molti pensano che non ci sia vita. In realtà queste specie costituiscono delle barriere coralline profonde che sono zone importantissime per la biodiversità, ovvero per la ricchezza di specie e di aggregazione di pesci e invertebrati importanti per l’alimentazione dell’uomo. Le strutture costruite da questo coralli sono però delicate, e sono messe a rischio dallo strascico e da alcune attività di pesca sportiva.
Di Prisca Peroni
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