MILANO – Tutto ciò che utilizziamo, indossiamo, acquistiamo e mangiamo richiede acqua per essere prodotto. Conoscere l’impatto ambientale relativo a ciò che consumiamo e utilizziamo ci consente di essere più consapevoli e limitare il consumo di acqua, permettendoci di fronteggiare in prima persona l’emergenza idrica che sta interessando il mondo.
Secondo il Water Footprint Network usiamo molta acqua per bere, cucinare e lavare, ma ancor più per produrre cibo, carta, vestiti in cotone, etc. Per monitorare tali processi esiste un indicatore specifico: l’impronta idrica. Scopriamo cos’è e come si camcola.
Che cos’è l’impronta idrica
L'impronta idrica è un indicatore che consente di calcolare l'uso di acqua, prendendo in considerazione sia l'utilizzo diretto che quello indiretto di acqua, del consumatore o del produttore. Questo secondo caso, specie se applicato al cibo, è il più rilevante poiché l’impronta idrica degli alimenti prende in considerazione l’acqua utilizzata durante tutta la filiera di un prodotto. L’impronta idrica serve, quindi, per calcolare quanta acqua consumiamo, ad esempio, per produrre una mela e quanta per una bistecca di pollo.
Il calcolo dell’impronta idrica
Secondo il Water Footprint abbiamo tre tipi di impronta idrica, a seconda del tipo di acqua, identificati con una colorazione diversa: verde, blu e grigia.
L’impronta idrica verde
L’impronta idrica verde si riferisce al consumo di risorse idriche contenute nelle piante e nel suolo sottoforma di umidità, senza fare parte di una qualsiasi superficie o corpo idrico sotterraneo. Ne è un esempio l’acqua piovana, purché questa non ristagni nel suolo e sia in grado di filtrare nel terreno. Questa frazione serve a comprendere il valore dell’agricoltura non irrigua in termini di risparmio di risorse idriche blu.
L’impronta idrica blu
L’impronta idrica blu indica il consumo delle risorse idriche superficiali e sotterranee lungo tutta la catena di produzione di un determinato bene. Per consumo si intende la perdita di acqua disponibile dalla superficie del terreno o da un bacino idrico, mentre si ritiene persa l’acqua evaporata, ritornata ad un altro bacino idrico o incorporata in un prodotto.
L’impronta idrica grigia
L’impronta idrica grigia sta ad indicare l’inquinamento delle risorse idriche ed è definita come il volume di acqua dolce necessario a diluire il carico di inquinanti generato da un determinato processo, in modo da mantenere invariate le con
Sai qual è l’impronta idrica del nostro Paese? Scopri il consumo di acqua in Italia e nel mondo.
Impronta idrica: esempi di alimenti a confronto
Parlando di alimenti, essa viene calcolata a seconda del cibo che si analizza. Quello che più ha bisogno d’acqua è la carne. Negli Stati Uniti, in media, ci vogliono 106,3 litri di acqua per produrre 1 grammo di carne bovina. Circa il 98% della water footprint del manzo è dedicata alla produzione del mangime che le mucche consumano, come l'erba, soia e mais. A livello globale, infatti, la domanda di acqua per i prodotti di origine animale viene quasi interamente dai mangimi.
L’impronta idrica degli alimenti
Sul sito del Water Footprint Network è possibile comparare la quantità di acqua consumata per la produzione di alcuni tra i cibi più comuni. Come possiamo notare, gli alimenti di origine animale hanno un’impronta idrica maggiore di quelli di origine vegetale.
Mela | 822 l/kg |
Burro | 5.553 l/kg |
Carne di manzo | 15.415 l/kg |
Banane | 790 l/kg |
Vino | 870 l/kg |
Pomodori | 214 l/kg |
Caffè | 18.900 l/kg |
Riso | 2.497 l/kg |
Maiale | 5.988 l/kg |
Pasta | 1.849 l/kg |
Olive | 3.015 l/kg |
Mais | 1.222 l/kg |
Lattuga | 5.520 l/kg |
Uova | 3.300 l/kg |
Latte | 1.020 l/kg |
Come calcolare l’impronta idrica degli alimenti
Esistono due modi per poter calcolare l’impronta idrica di un alimento: quello legato al peso e quello legato ai valori nutrizionali. Entrambi sono metodi preziosi per capire l’impatto del cibo sulle risorse idriche.
Facciamo un esempio, sempre tratto dal Water Foodprint: per produrre 1 kg di carne bovina occorrono in media 15 mila litri di acqua (93% di impronta verde, 4% di quella blu e 3% di quella grigia) contro i 350 litri necessari invece per i cetrioli o i 250 litri per la lattuga. Anche guardando al consumo di acqua in rapporto a calorie, proteine o grassi, le cose non cambiano: gli alimenti di origine animale hanno un’impronta idrica maggiore di quella degli alimenti di origine vegetale.
Come ridurre l’impronta idrica e gli sprechi d’acqua
Per ridurre l’impronta idrica anche i consumatori possono dare il loro contributo con pochi semplici gesti come:
- Ridurre il consumo di alimenti di cui è riconosciuto l’alto impatto idrico, preferendo ad esempio la carne di pollo a quella di manzo,
- Adottare un regime alimentare che privilegi cibi come frutta e verdura e alimenti di tipo biologico
- Scegliere alimenti con il minor impatto idrico possibile all’interno della stessa categoria di prodotto che desideriamo.
- Optare per alimenti a chilometro zero. Questo è un ottimo modo, oltre che per supportare l’agricoltura locale, anche per ridurre la quantità di acqua impiegata nei trasporti.
In generale, una maggiore sensibilità verso la qualità del cibo che scegliamo di mettere nel carrello, preferendo prodotti certificati ed eccellenze come DOP o IGP, può aiutare a ridurre l’impronta idrica.
Scopri anche i consigli di Nestlé e WWF su come ridurre l’impronta idrica.
di Salvatore Galeone