MILANO – Secondo un nuovo rapporto redatto dall’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), solo il 15% della plastica viene raccolta e riciclata.
Il 25% viene avviato a recupero energetico, mentre il 60% finisce in discarica, abbandonato o bruciato all’aperto.
Colpa della scarsa qualità della plastica riciclata, della mancanza di politiche che ne incentivino il riciclo e dei prezzi della materia prima, ancora troppo bassi per competere con la materia prima seconda.
In Italia è nato per Coripet, Consorzio promosso dai produttori di acque minerali per poter gestire in autonomia le bottiglie di PET post-consumo.
Meglio l’Europa, male gli Stati Uniti
Le percentuali di riciclo variano molto da nazione a nazione.
Si va dal 30% in media entro i confini europei, al 10% registrato dagli Stati Uniti. Tra i diversi polimeri invece sono il PET e l’Hdpe a far registrare le percentuali migliori (dal 19% all’85%), mentre per quanto riguarda il polipropilene e il polistirolo i valori sono ancora molto bassi, dall’1% al 21%.
La produzione di plastica è ad alta intensità energetica e rappresenta dal 4% all’8% del consumo globale di petrolio e gas.
Gli obiettivi di Coripet
Il Consorzio dovrà recuperare il quantitativo di bottiglie in plastica immesse sul mercato dalle acque minerali consorziate (Acque Minerali d’Italia, Ferrarelle, Lete, Gruppo Sanpellegrino e Drink Cup). Il quantitativo sarà raccolto nelle quantità obbligatorie per legge ed avviato al riciclo meccanico (oggi almeno il 60%) grazie anche ad alcuni soci riciclatori (Aliplast, Dentis Recycling Italy e Valplastic) già in possesso del parere positivo di Efsa per la produzione di RPET idoneo al diretto contatto alimentare.
L’obiettivo quindi è di arrivare - almeno in parte - ad un riciclo “bottle to bottle”.
di Salvatore Galeone
13 giugno 2018
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