MILANO – È di questi giorni il bando lanciato da alcuni studenti-ricercatori dell'Università Bicocca di Milano per raccogliere fondi per la realizzazione del progetto RARE, che si propone di offrire una nuova vita ai rifiuti elettrici ed elettronici. Ma di cosa si tratta nello specifico e perché è importante? Che tipo di inquinamento generano questi rifiuti?
Progetto RARE: di cosa si tratta?
L’idea alla base del progetto Rare è quella di sviluppare una tecnologia che sia in grado di estrarre terre rare dai rifiuti elettronici. Quando si parla di terre rare, si fa riferimento a particolari elementi chimici presenti in natura e utilizzati nella costruzione di dispositivi elettronici. La loro “rarità” non è dovuta tanto alla scarsità di questi elementi, quanto al fatto che si trovano solo in determinate zone e a determinate condizioni. Si tratta di un insieme di 17 metalli con straordinarie capacità magnetiche e conduttive, ideali quindi per l’industria tecnologica, elettronica e militare e quotidianamente impiegati per la costruzione di smartphone, touchscreen, hard disk, e molte altre apparecchiature.
La tecnologia per cui i ricercatori milanesi starebbero quindi chiedendo un finanziamento e un contributo consentirebbe di estrarre questi elementi chimici lasciando inalterato il Pianeta e raccogliendoli da altri dispositivi elettronici già precedentemente utilizzati, in un’ottica di riutilizzo ed economia circolare. Questa tecnologia permetterebbe di trattare due tipi di rifiuti: grazie alle nanotecnologie, le terre rare verrebbero "estratte" da vecchi apparecchi elettronici attraverso l'uso di un dispositivo costruito con materiale poroso proveniente da scarti dell'industria chimica e siderurgica.
I giovani ricercatori membri del team che ha ideato il progetto hanno spiegato che “i componenti dei dispositivi elettronici sono riutilizzati solo in minima parte. Si riciclano materiali come il rame, l’alluminio e il ferro ma pochi riescono a riciclare le terre rare. Recuperare scarti industriali per creare le nuove materie prime adatte alla cattura di questi elementi chimici permetterebbe di abbattere i costi che comportano gli altri metodi di recupero”.
Rifiuti elettrici, elettronici e metalli rari: quale impatto hanno?
Il progetto Rare si inserisce all’interno di un discorso più ampio che va avanti da anni e a cui numerose aziende e organizzazioni hanno cercato di dare una risposta. Il fenomeno dei rifiuti elettronici viene spessato appellato come e-waste, il cui riciclaggio avviene tramite estrazione di materiali preziosi dopo un processo di frantumazione in piccoli pezzi. Tuttavia, a differenza di altre tipologie di riciclaggio – per intendersi, la raccolta differenziata – che fortunatamente stanno sempre di più prendendo piede e diffondendosi, il riciclaggio di questo tipo di rifiuti è ancora poco diffuso, anche a causa di un basso livello di educazione e consapevolezza a riguardo.
A causa della crescente diffusione e bisogno di dispositivi elettronici, così come del fatto che solo il 17,4% dei rifiuti elettronici viene correttamente raccolto e riciclato, diventa sempre più necessario considerare l’impatto che l’e-waste ha sull’ambiente. Il principale rischio di una cattiva e inefficiente gestione dei rifiuti elettronici riguarda la contaminazione del suolo e del terreno che circonda le discariche a causa del rilascio di sostanze pericolose come mercurio, cadmio e piombo, dannosi per la salute degli esseri umani e degli ecosistemi.
Di Elena Parodi