MILANO – All’uomo, si sa, piace esplorare. Nel corso della storia, siamo stati in grado di scoprire praticamente tutta la superficie terrestre. Pian piano ci siamo spostati anche oltre le nostre Colonne d’Ercole per esplorare il mondo dei mari e degli oceani. E, non soddisfatti, abbiamo deciso di andare ancora oltre, più in là del cielo, nello Spazio. Da quando le prime missioni e i primi satelliti sono stati mandati oltre l’atmosfera, sono stati fatti enormi passi avanti dal punto di vista tecnologico. Un esempio? La recente sonda LignoSat. Scopriamo di che cosa si tratta.
Inquinamento spaziale: facciamo chiarezza
Come sottolineato dall’European Space Agency, la crescente necessità delle tecnologie associate ai satelliti nello Spazio per le attività umane – dal monitoraggio del clima all’osservazione della Terra, passando per le telecomunicazioni, la navigazioni e l’esplorazione di quest’ultimo – va di pari passo con un crescente problema, quello dell’inquinamento spaziale e, in particolare, delle particelle di metallo.
Alla fine del proprio operato, i satelliti lanciati nello spazio rientrano nell’atmosfera terrestre e bruciano fino a decomporsi, con possibili effetti negativi per la Terra. Secondo una recente ricerca della National Oceanic and Atmosphere Administration, infatti, a circa 7 miglia sopra la superficie terrestre l’atmosfera è ricoperta da minuscole particelle di metalli derivanti dai satelliti esausti. Sono circa venti le tipologie di particelle che sono state identificate, tra cui soprattutto argento, ferro, piombo, magnesio, titanio, zinco e litio.
Satelliti in legno: il progetto LignoSat
Da qualche anno ormai un gruppo di scienziati ed esperti Giapponesi ha ideato e progettato la sonda LignoSat, un satellite grosso quanto una tazzina di caffè e costruito in legno di magnolia che, secondo la Stazione Spaziale Internazionale, risulta stabile e solido – scelto dopo averne testato tre tipologie diverse. L’idea nasce dalla necessità di trovare dei materiali alternativi biodegradabili per sostituire i metalli che inquinano l’atmosfera e che causano gravi problemi ambientali. Da ormai diversi decenni, il numero di satelliti in orbita è in aumento, con una chiara conseguenza: incremento del numero di particelle metalliche provenienti da questi dispositivi. Trovare un’alternativa risultava quindi necessario.
Perché il legno potrebbe essere una buona soluzione? Perché ovvierebbe al problema delle particelle metalliche che provengono dai satelliti. Il legno, in una condizione priva di ossigeno, non brucia o marcisce, ma semplicemente durante il rientro sulla Terra diventa cenere. Non solo poi il legno sembra adatto a non creare particelle metalliche dannose, ma soprattutto resiste a tutti quei processi che, nello spazio, potrebbero decomporlo o deformarlo.
Di Elena Parodi