MILANO - Le plastiche sono polimeri prodotti dall’uomo. Esse vengono utilizzate per la realizzazione di tantissimi prodotti come giocattoli, elettrodomestici, apparecchi e collegamenti per comunicazioni, mezzi di trasporto e imballaggi. Nate come imitazione di costosi materiali naturali come legno, metalli, vetro, ceramica, negli anni le plastiche si sono sostituite rapidamente a essi grazie alla economicità e alle migliori proprietà. Ma chi ha inventato la plastica? Come si è evoluta nel corso degli anni?
La storia della plastica
La plastica ha una lunga storia, che può addirittura risalire ai tempi più remoti. Sin dall’antichità, infatti, l’uomo utilizzava dei veri e propri “polimeri naturali” come l’ambra, il guscio di tartaruga o il corno. Questi erano materiali che, sebbene non venissero prodotti dall’uomo ma fossero reperibili in natura, si comportavano in maniera simile alla plastica prodotta industrialmente.
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L'inventore della plastica
La plastica così come la conosciamo noi ha origine nel XIX secolo quando, tra il 1861 e il 1862, l’Inglese Alexander Parkes, sviluppando gli studi sul nitrato di cellulosa, isola e brevetta il primo materiale plastico semisintetico, che battezza inizialmente Parkesine e che si diffonde poi come Xylonite. Si trattava di un primo tipo di celluloide, le cui caratteristiche sono descritte dallo stesso Parkes come quelle di un materiale che "usato allo stato solido, plastico o fluido, si presentava di volta in volta rigido come l'avorio, opaco, flessibile, resistente all'acqua, colorabile e si poteva lavorare all'utensile come i metalli, stampare per compressione, laminare".
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Nascita e origine della plastica
La prima vera affermazione del nuovo materiale si ha nel 1870, quando i fratelli Hyatt, americani, brevettano la formula della celluloide avendo come obiettivo originario quello di sostituire l’avorio nella produzione delle palle da biliardo, per poi avere un immediato riscontro positivo presso i dentisti quale materiale da impiegarsi per le impronte dentarie.
Nel 1907 il chimico belga Leo Baekeland ottiene in laboratorio la prima resina termoindurente di origine sintetica, che brevetterà nel 1910 con il nome dei Bakelite. Dalla reazione derivava un prodotto resinoso che diventava plastico per riscaldamento al punto di poter essere compresso in stampi per ottenere oggetti di varia forma. Prolungando il suo riscaldamento, il materiale induriva e manteneva permanentemente la forma data. La Bakelite divenne così in breve tempo e per diversi anni la materia plastica più diffusa ed utilizzata.
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Da questo momento la plastica inizia la sua fase di sviluppo, che riassumiamo nelle seguenti tappe principali:
- 1912: il chimico tedesco Fritz Klatte scopre il processo per la produzione del polivinilcloruro (PVC), che avrà grandissimi sviluppi industriali solo molti anni dopo;
- 1913: lo Svizzero Jacques Edwin Brandenberger crea il cellophane, il primo materiale flessibile a base cellulosica, trasparente ed impermeabile che trova subito applicazione nel campo dell’imballaggio;
- 1935: Wallace Carothers definisce per primo il nylon (poliammide), un materiale che si diffonderà con la guerra al seguito delle truppe americane trovando una quantità di applicazioni, grazie alle sue caratteristiche che lo rendono assolutamente funzionale all’industria tessile;
- 1939: vengono industrializzati i primi copolimeri cloruro-acetato di vinile.
- Anni ’50: le “fibre sintetiche” (poliestere, nylon) iniziano ad essere utilizzate come alternativa “moderna” e pratica a quelle naturali. Inoltre nelle case degli italiani aumenta sempre più la presenza di oggetti realizzati in Polietilene, il più semplice dei polimeri sintetici ed è la più comune fra le materie plastiche
- Anni ’60: la plastica diventa sempre più protagonista dei consumi di massa, diventa sempre più protagonista della vita quotidiana e il suo uso inizia a diffondersi sempre più anche nel campo della moda, del design e dell’arte.
- Dagli anni ’70 a oggi: i decenni successivi sono quelli della grande crescita tecnologica, della progressiva affermazione per applicazioni sempre più sofisticate ed impensabili, grazie allo sviluppo dei cosiddetti “tecnopolimeri”, divenuti ormai insostituibili negli impieghi delle moderne tecnologie.
Di Salvatore Galeone