MILANO – Dimmi dove voli e ti dirò quanto bere. Si potrebbero sintetizzare così, in un claim, le raccomandazioni che l’Aerospace Medical Association ha diffuso per i viaggiatori a seconda dei luoghi di destinazione e dei tempi di percorrenza. Questo perché l’idratazione tra le nuvole non è un’equazione matematica e non c’è una specifica quantità di acqua da bere durante le traversate.
Durante le lunghe tratte
Per i voli a lunga percorrenza gli esperti di medicina aerospaziale suggeriscono di bere un bicchiere d’acqua per ogni ora di viaggio. Più miglia si percorrono, dunque, più è consigliato bere. Nei voli superiori alle quattro ore non ci si deve affidare solo al servizio di ristorazione ma occorre porsi l’obiettivo di bere con cadenza oraria. E non si tratta solo di una pratica che allontana il rischio disidratazione: il giusto apporto idrico permette al sangue delle gambe di non coagulare e di scongiurare i rischi di trombosi venosa profonda.
Se la destinazione è un luogo di montagna
L’aria fredda di montagna ha i suoi vantaggi, ma sicuramente quello di mantenere l’equilibrio idrico del corpo non è fra questi. Dal momento che più in quota si va più l’umidità scende, la perdita di liquidi è più repentina. Ovviamente non è necessario esagerare, l’Institute for Altitude Medicine spiega che è sufficiente uno o due bicchieri in più rispetto al tradizionale litro e mezzo d’acqua giornaliero.
Se siete su un aereo moderno
L’umidità nella cabina oscilla di solito intorno al 20 per cento. Il dottor Clayton T. Cowl Chair of the Division of Preventive, Occupational, and Aerospace Medicine at the Mayo Clinic, ha spiegato che l’aria filtrata della cabina è solitamente molto asciutta, condizione che accelera la disidratazione. Se prendiamo in esame gli aerei di più recente costruzione, l’umidità può arrivare al 25 per cento, ma ciò non significa che sono costruiti in chiave anti-disidratazione. Ecco perché, chiedere un bicchiere d’acqua è sempre una buona idea.
di Alessandro Conte
10 novembre 2016
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