MILANO – Il nostro corpo, attraverso la respirazione, il sudore, le urine, perde continuamente liquidi. E poiché siamo costituiti per due terzi d’acqua, risulta necessario compensare queste perdite anche per non penalizzare i processi chimici che sono alla base della nostra sopravvivenza. Questa considerazione vale ancora di più in alta quota, dove a causa della pressione ridotta, il respiro si fa più profondo e veloce e, per questo, aumenta la quantità di vapore acqueo che perdiamo.
Le fasi della disidratazione
Esistono tre fasi:
- Lieve (dove si può perdere dal 3% al 5% del peso corporeo)
- Moderato (dal 6% al 9%)
- Grave (10% o più)
Tra i sintomi più comuni della disidratazione osserviamo:
- Sete
- Secchezza delle fauci, labbra e il naso
- Mal di testa
- Stanchezza e letargia
- Respiro profondo e rapido
- Vertigini e sensazione di testa leggera
- Temperatura bassa, specialmente alle estremità
- Secchezza degli occhi
- Labbra blu
- Bassa pressione sanguigna
- Crampi muscolari
- Dolori ai reni
- Confusione
Tuttavia in montagna c’è un altro motivo per rimanere idratati. Questi sintomi sono paragonabili a quello che gli esperti dell’Oxford Journals riconosciuto mal Acute Mountain Sickness (AMS), ovvero male acuto di montagna. La mancata diagnosi di questo disturbo può portare anche a edemi polmonari e cerebrali.
Sapere cosa bere
Per prevenire la disidratazione la risposta ovvia è quello di bere il più possibile. Anche se questo non significa bere alcool, bevande energetiche, tè, caffè o altri liquidi contenenti caffeina. Tra le bevande e gli alimenti da scegliere troviamo:
- Acqua
- Soluzioni reidratanti (ORS), che contengono carboidrati o elettroliti
- Minestre
- Frutta e succhi di frutta
- Verdura
- Tisane
di redazione