MILANO - Dalle vigorose cascate islandesi alle acque torbide del grande fiume Niger, passando per le imponenti centrali geotermiche del nord Europa fino ai mercati galleggianti thailandesi, e molto altro. Per il suo calendario 2023, dal titolo “ACQUA. Il futuro del pianeta”, il fotografo Paolo Gotti ha selezionato alcuni scatti iconici tratti dal suo sterminato archivio per illustrare uno dei temi cruciali dell’epoca contemporanea: la tutela dell’acqua, la nostra risorsa più preziosa, che ricopre la superficie del pianeta per circa il 70%. Simbolo di purezza e rigenerazione, è capace di mutare, adattarsi alle circostanze, aggirare gli ostacoli che incontra, dalla sorgente e per tutto il tragitto che le permetterà di defluire verso il mare, in una sequenza che si delinea come un processo in continua trasformazione.
Una risorsa da tutelare
L’acqua è l’origine della vita, elemento imprescindibile per ogni essere vivente ma risorsa limitata da preservare con coscienza: l’acqua dolce rappresenta, infatti, solo il 2,5% del totale, la maggior parte intrappolata in ghiacciai e nevai. Ne rimane una percentuale molto bassa nei fiumi, nei laghi, nelle falde acquifere e nell’atmosfera a nostra disposizione, mentre il suo consumo continua ad aumentare, di pari passo con la crescita della popolazione mondiale. Nell’ultimo secolo il consumo di acqua è più che raddoppiato rispetto ai tassi di crescita della popolazione. La tutela dell’acqua rappresenta dunque una delle questioni più serie dei nostri giorni.
Il valore dell’acqua
Tra natura e umanità, le sorprendenti immagini di Paolo Gotti ripercorrono un’ampia indagine sull’importanza dell’acqua per la vita dell’uomo e di tutte le specie del pianeta, per la biodiversità e per gli ecosistemi: le fotografie documentano la potenza straordinaria con cui essa si manifesta in paesaggi incontaminati ma anche il suo sfruttamento da parte dell’uomo e le disuguaglianze che contraddistinguono i paesi del terzo mondo.
Fotoreporter ambientalista
Paolo Gotti nasce a Bologna e si laurea in architettura a Firenze, dove frequenta il Centro di studi tecnico-cinematografici. Nel 1974 sceglie l’Africa come meta del suo primo vero viaggio. Con la sua vecchia Land Rover attraversa il Sahara fino al Golfo di Guinea in Costa d’Avorio, per poi fare ritorno in Italia dopo quasi cinque mesi a bordo di un cargo merci. Dopo varie esperienze nel campo della pubblicità e una maturata esperienza nello still life, si dedica sempre più al reportage. È stato protagonista di numerose mostre personali tra cui Segni e culture, Institut Français de Naples; Da Bologna per l’Unicef; Alle origini della terra, Sala delle Colonne, Emil Banca. Dal 1996 al 2002 lavora per il Consorzio Alta Velocità Emilia Toscana realizzando le fotografie che ritraggono l’avanzamento dei lavori. Nel 2019 vince il Premio UVA dell’Università di Verona come Senior Photographer.
Di Salvatore Galeone