MILANO – Quante volte ci è capitato di comprendere il valore di persone o delle cose, quando non le avevamo più al nostro fianco o a portata di mano? A ben esprimere tale condizione inconscia nell’animo umano è la poesia “L’acqua la insegna la sete”, scritta da Emily Dickinson pubblicata nel 1859 all’interno della raccolta di versi “Silenzi" (postuma).
La poesia
L’acqua, la insegna la sete.
La terra – gli oceani trascorsi.
Lo slancio – l’angoscia –
La pace – la raccontano le battaglie –
L’amore, i tumuli della memoria –
Gli uccelli, la neve.
Il valore delle cose
La sete, il desiderio inappagato di qualcosa, insegna l’importanza di quello che ci manca, che magari davamo per scontato. Riletti oggi, questi versi raccontano un po’ ciò che è accaduto durante il lockdown, quando la negazione di azioni comuni come passeggiare per strada o abbracciare un proprio caro sono state negate. È stato proprio in questo periodo di reclusione forzata che molte persone hanno capito il valore di quei gesti, fino ad allora dati per scontati. Tutti hanno avvertito nei mesi scorsi la mancanza di quelle cose che ci sono sempre sembrate ovvie e che ci sono state temporaneamente sottratte.
Nulla più dell’esperienza drammatica della mancanza, dell’opposto, ci dice Emily Dickinson, insegna il valore delle cose. La sete di vita che cresce ogni giorno dentro di noi, questo desiderio di riconquistare le nostre abitudini, ha insegnato a tutti i privilegi che avevamo e che stiamo tornando piano a piano ad avere nel “sorseggiare” quotidianamente l’esistenza nelle dosi che preferiamo.
di Rossella Digiacomo
Soruce: Adobe Stock