MILANO - Nell'antica Roma l’elemento acqua era indiscusso protagonista: la città era adornata da giardini lussureggianti e fontane spettacolari, i cittadini vedevano l'acqua corrente arrivare presso le loro case e le acque reflue essere portate via. Venivano utilizzate enormi quantità di acqua per alimentare macchinari e creare beni per una città che al suo apice contava una popolazione di circa 1 milione di persone. Niente di tutto questo sarebbe stato possibile senza gli 11 acquedotti romani che rifornivano la capitale dalla campagna circostante. Un interessante articolo su discovermagazine.com ricostruisce la storia degli acquedotti romani.
La nascita degli acquedotti romani
La costruzione degli acquedotti romani rappresentò una scoperta all’avanguardia per l’epoca. Il primo acquedotto di Roma fu costruito nel 312 a.C. e molti altri sarebbero stati costruiti nei successivi cinque secoli. Tuttavia, non è da attribuire ai romani l'idea di utilizzare gli acquedotti per spostare milioni di litri di acqua dolce. Gli assiri, i greci, gli egiziani e molti altri avevano utilizzato gli acquedotti per rifornire le città aride e assetate. Ma gli acquedotti dell'antica Roma si distinguono per la loro grande scala e l'architettura mozzafiato, con l’utilizzo di ponti sopraelevati per attraversare le valli e le aree urbane. In effetti, alcuni trasportano acqua anche adesso, circa 2.000 anni dopo.
Come veniva trasportata l’acqua negli acquedotti romani
Gli acquedotti trasportavano l'acqua su lunghe distanze utilizzando solo la gravità. Affinché il tutto funzionasse, l’acquedotto doveva essere costruito con estrema precisione. Alcuni acquedotti romani hanno una pendenza di appena un piede o due per miglio secondo l'US Geological Survey. E mentre la loro splendida architettura ad arco in pietra li ha resi famosi nel mondo, la stragrande maggioranza degli acquedotti romani sono stati costruiti sottoterra. I costruttori sapevano che tenendoli coperti e proteggendo l'acqua dalla luce solare, avrebbero evitato i contaminanti e avrebbero allontanato le alghe. Gli acquedotti romani non fornivano acqua solo a Roma: nel corso dei secoli, l'antico impero romano crebbe fino a conquistare gran parte dell'Europa, del Nord Africa e dell'Asia occidentale, esportando anche la propria cultura, acquedotti compresi.
La fine dell’Impero Romano
Gli ingegneri moderni si meravigliano ancora di queste imprese, eppure gli imperatori di Roma spesso avevano accesso a risorse che, per fortuna, non sono comuni oggi, come il ricorso alla manodopera degli schiavi. Sebbene gli acquedotti possano aver avuto uno scopo pratico, essi erano anche una dimostrazione del potere di Roma all'estero.
La costruzione di nuovi acquedotti, insieme ad altri progetti, alla fine sbiadì in tutto l’Impero Romano nei secoli che precedettero il suo crollo nel 476 d.C. Nei secoli successivi, gli acquedotti caddero ripetutamente in stato di abbandono e degrado, con alcuni di essi che vennero riparati e ammodernati per mantenere il flusso di acqua pulita nella città di Roma.
Di Salvatore Galeone