MILANO - Promuovere il contributo dell’agricoltura alla crescita sostenibile e al rilancio del Paese. Nasce con questo scopo AGRIcoltura100, l'iniziativa promossa da Confagricoltura e Reale Mutua. Grazie al Rapporto AGRIcoltura100, giunto alla seconda edizione, ogni impresa agricola può misurare e certificare il proprio livello di sostenibilità sulla base delle iniziative adottate per migliorare la sostenibilità ambientale, sociale ed economica della propria attività e della comunità in cui opera.
Cos’è l’agricoltura sostenibile
Ma andiamo con ordine, cos’è l’agricoltura sostenibile? Con questa sigla ci si riferisce a un tipo di un’agricoltura rispettosa delle risorse naturali, che non utilizza sostanze inquinanti per non alterare l'equilibrio ambientale e nel rispetto delle generazioni future.
Agricoltura sostenibile: i principi
I 5 princìpi dell’agricoltura sostenibile sono stati definiti dalla Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO):
- Aumentare la produttività, l’occupazione e il valore aggiunto nei sistemi alimentari
- Proteggere e migliorare le risorse naturali
- Migliorare i mezzi di sussistenza e favorire una crescita economica inclusiva
- Accrescere la resilienza di persone, comunità ed ecosistemi
- Adattare la governance alle nuove sfide.
La consapevolezza del settore agricolo
Rispetto al periodo pre-Covid e la conseguente crisi economica, gli imprenditori dichiarano che nella loro azienda è decisamente aumentata l’importanza attribuita alla sostenibilità ambientale (56,7%), alla sostenibilità sociale (47,9%), alla gestione del rischio e delle relazioni di filiera (45,0%). Dal report emerge la profonda consapevolezza delle imprese del mutamento che il settore agricolo sta vivendo e la necessità di modelli produttivi sempre più orientati alla sostenibilità e fortemente proiettati all’innovazione.
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Sostenibilità e innovazione
L’interdipendenza tra sostenibilità e innovazione tecnologica è ormai un dato assodato. Lo dimostrano i risultati, primi fra tutti quelli relativi ai livelli di sostenibilità raggiunti nell’arco del 2021: le imprese con un livello alto e medio-alto sono passate dal 48,1% al 49,1% del totale; le attività con un livello di sostenibilità ancora embrionale o limitato, invece, scendono dal 17 al 12,7 punti percentuali. Parte di queste si sono spostate nella fascia di livello medio, che passa dai 34,5 punti percentuali ai 38,2. Il drastico ridimensionamento del livello basso è un chiaro segnale del cambiamento di paradigma in atto.
Le aree di intervento
Indicativi dell’attenzione del settore primario ai temi ambientali, sociali e di governance sono anche i risultati dell’indagine sulle aree interessate dalle iniziative imprenditoriali. Al primo posto troviamo gli interventi di miglioramento nell’utilizzo delle risorse come l’acqua, il suolo e l’energia (98,8%). Seguono la tutela della qualità e della salute alimentare (91,5%); al terzo posto c’è la gestione dei rischi (76,5%); al quarto e al quinto: la tutela della sicurezza sul lavoro (66,8%) e la valorizzazione del capitale umano (64,4%).
L’indagine in Italia
Il Rapporto Agricoltura100 2022 ha coinvolto 2.162 aziende, +16,9% rispetto a quelle della prima edizione. A queste, sono stati attribuiti dei punteggi applicando coefficienti basati su tre variabili:
- area geografica,
- dimensione aziendale,
- specializzazione produttiva.
Il modello di scoring, elaborando ben 234 variabili, attribuisce a ogni impresa che ha partecipato all’indagine un punteggio su scala da 0 a 100, l’Indice AGRIcoltura100, che misura il livello generale di sostenibilità dell’impresa.
Confluiscono in questo punteggio quattro indici parziali, relativi ad altrettante aree di sostenibilità ESGD:
- sostenibilità ambientale (E),
- sostenibilità sociale (S),
- gestione dei rischi e delle relazioni (G),
- qualità dello sviluppo (D).
Alla fine, in tre sono risultate in cima alla classifica: un’azienda vitivinicola veneta, un’azienda abruzzese dedicata alla produzione di carote e un’azienda agricola mista sita in Piemonte.
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Di Salvatore Galeone