MILANO – I ricercatori dell’Università di Thuwal hanno trovato il modo per dare una “seconda vita” alle bottiglie di plastica che, una volta vuote, non sarebbero più state utilizzate. Il progetto ha permesso la nascita di un filtro molecolare capace di portare a termine dei processi di separazione che, con altre dinamiche, avrebbero richiesto l’impiego di temperature particolarmente alte e, di conseguenza, un maggior dispendio di energia. Questa metodologia di riciclo si rivelerebbe, quindi, ancora più “eco-friendly”.
Il PET è il materiale prescelto per migliorare i tassi di riciclaggio
Per lo sviluppo di questa nuova tecnologia gli studiosi si sono focalizzati sul PET. Questo materiale, infatti, è meccanicamente e chimicamente robusto e può essere utile nei processi di filtrazione e purificazione che richiedono operazioni di sterilizzazione o di pulizia in presenza di acidi e candeggina. Il PET, inoltre, può essere riciclato per la produzione di altri prodotti - come ad esempio i tessuti - e, quindi, una sua conversione e trasformazione in membrane di filtraggio (di valore superiore) potrebbe portare un incentivo economico per migliorare i tassi di riciclaggio.
Come nascono i filtri molecolari
Per creare questi filtri molecolari gli scienziati hanno dissolto il PET e, in seguito, attraverso l’impiego di altri solventi, lo hanno riportato ad uno stato solido, ma questa volta sotto forma di membrana e non di bottiglia. Dopo aver testato una vasta gamma di diverse condizioni di lavorazione e solventi, i ricercatori hanno optato per utilizzare un additivo, chiamato Poli Glicole Etilenico (PEG), l’unico in grado di aiutare la formazione di pori presenti all’interno delle membrane in PET. La modifica della concentrazione e delle dimensioni delle molecole di PEG ha aiutato a controllare il numero e le dimensioni dei pori all’interno della membrana e, quindi, a migliorare le relative proprietà di filtrazione.
di Salvatore Galeone
Source: Adobe Stock