MILANO - Nel corso dell'ultimo secolo la disponibilità di acqua durante le stagioni secche è fortemente diminuita per il 60 per cento delle terre emerse lontane dai tropici, pur essendo aumentata in alcune regioni. Ad evidenziarlo uno studio pubblicato su Nature Geosciences. Tale problematica riguarda in particolare l'Europa, l'Asia settentrionale, il Nord America occidentale, le Ande settentrionali, il Sud America meridionale, l'Africa orientale e l'Australia. A segnare l’esatto contrario, ovvero una maggiore disponibilità di acqua, altre parti del Pianeta come l'entroterra cinese, l’Asia sud-orientale e la fascia di territorio dell'Africa sub-sahariana del Sahel.
L’analisi dell’acqua sul Pianeta
Lo studio ha preso in considerazione i cambiamenti nella disponibilità media globale di acqua sulla terraferma, definita dalla differenza tra precipitazioni ed evapotraspirazione nel periodo che va dal 1902 al 2014, con particolare attenzione ai dati del mese più secco del periodo 1902-1950 e il recente trentennio 1985-2014. In questo lasso di tempo la temperatura media globale del Pianeta è aumentata di circa 1 grado centigrado.
Le cause della mancanza di acqua sulla terra
La mancanza di acqua sulla terra non è dovuta alla diminuzione delle precipitazioni, aumentate in alcune regioni, ma è causata dal forte aumento dell'evapotraspirazione, ovvero di quella quantità d'acqua che dal suolo passa nell'aria allo stato di vapore, sia per via della traspirazione delle piante, sia per evaporazione direttamente dal terreno. Secondo lo studio, tale fenomeno è dovuto all’intervento dell’uomo e alle conseguenze del riscaldamento globale.
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Di Salvatore Galeone