MILANO – Molti sono i danni creati dal cambiamento climatico, ed uno di questi è sicuramente l’intensificazione dei problemi legati alla siccità: per questo motivo, in alcune zone del mondo dove gli accessi alle risorse idriche sono limitati, la raccolta della nebbia è diventata una tecnica green sempre più popolare per contrastare questa mancanza.
Una soluzione green al problema della siccità
Trasformare la nebbia in acqua è un nuovo metodo che mette in primo piano la sostenibilità. Per attuare questo processo viene utilizzata una nuova tecnologia che prende il nome di “FogCollector”, un dispositivo che è stato progettato proprio per raccogliere e condensare la nebbia presente nell’atmosfera, trasformandola poi in acqua potabile. Queste strutture sono generalmente costituite da un sistema di reti verticali (composte da un materiale idrofilo, che quindi “attira” l’acqua, come ad esempio nylon, polietilene o polipropilene) che vengono esposte alla nebbia: quando le gocce di nebbia vengono in contatto con questo materiale, si accumulano e si combinano così da formare gocce d’acqua più grandi. Queste gocce vengono poi raccolte in un contenitore oppure vengono convogliate in un sistema di tubature, che permette poi l’utilizzo come fonte di acqua potabile o per scopi agricoli.
Inoltre, questa tecnologia necessita spazi aperti molto ampi e venti costanti per funzionare al meglio e “catturare” la nebbia. La quantità di acqua raccolta dipende da molti fattori, come la densità della nebbia, che può variare sia a seconda della stagione che del luogo geografico.
Il caso del Marocco
Questa tecnica è stata brevettata con lo scopo di affrontare in modo sostenibile la sfida della scarsità dell’acqua in alcune regioni, soprattutto quelle in cui la nebbia è molto comune ma non ci sono abbastanza fonti di acqua dolce convenzionali, come ad esempio il Cile, il Perù, la Namibia o il Marocco. In quest’ultimo, la Ong Water Foundation (impegnata a contrastare la siccità e la desertificazione in diversi Paesi del mondo) ha commissionato all’azienda tedesca Aqualonis GmbH la costruzione di 30 collettori di nebbia, che sono stati collocati presso le pendici del monte Boutmezguida. Grazie a questa iniziativa, vengono raccolti in media per ogni giorno di nebbia circa 22 litri di acqua per ogni metro quadrato di superficie installata, che corrispondo a 528 litri di acqua per ogni pannello.
La lotta contro la deforestazione
Anche in Spagna, nelle isole Canarie e in Portogallo è stata adottata questa particolare tecnologia: infatti, le gocce di umidità della nebbia sono raccolte ed utilizzate per alcuni progetti di rimboschimento attuati dal Centro per la Ricerca Ecologica e le Applicazioni Forestali (Creaf), un istituto di ricerca presso l’Università Autonoma di Barcellona. Queste iniziative mirano a migliorare il paesaggio di tutte le aree devastate dagli incendi, ricostituire la falda acquifera e contrastare la siccità. Nelle isole Canarie, l’acqua raccolta in questo processo viene poi impiegata per scopi agricoli e utilizzata per innaffiare le piante di Laurisilva (una particolare specie autoctona), che vengono usate per il progetto di riforestazione in corso.
L’applicazione in Italia
Infine, anche in Italia si è ragionato sul possibile utilizzo di questa tecnologia: infatti, l’Alta Scuola Politecnica del Politecnico di Milano e di Torino ha dato vita al progetto WaLi (Water for Life), che prevede di intrappolare la nebbia presente nelle zone della Pianura Padana attraverso queste reti speciali e trasformarla in acqua da utilizzare nell’agricoltura.
Questa tecnologia si dimostra dunque una valida alternativa per contrastare il problema della siccità (che negli ultimi anni è gravemente peggiorato), e può contribuire alla creazione di un programma di adattamento ai cambiamenti climatici che ad oggi è diventato urgente adottare.
Di Sara Aimone