Nuotare in mare aperto: i consigli degli esperti – In a Bottle

Come nuotare in mare aperto, i consigli degli esperti

I suggerimenti di tre allenatori e preparatori olimpici da mettere in pratica in piscina per apprendere sicurezza e abilità per poi nuotare in acque libere

MILANO - Nuotare in mare aperto è più impegnativo rispetto all’attività in piscina. "È una sensazione quasi surreale", afferma Jarrod Evans, capo allenatore della squadra di triathlon maschile degli Stati Uniti alle Olimpiadi di Rio 2016. Anche se non sarà mai la stessa cosa, afferma Dan Simonelli, fondatore e direttore della Open Water Swim Academy di San Diego, ci sono alcune abilità che si possono apprendere in piscina per aumentare la propria competenza e sicurezza in acque libere. Sul sito outsideonline.com i consigli da parte di tre allenatori su come nuotare in mare aperto in maniera facile e divertente.

Aumenta la tua resistenza

Prima provare a nuotare in mare aperto, secondo Simonelli occorre essere in grado di percorrere una specifica distanza in piscina, senza mai fermarsi, per almeno due o tre volte. Nelle acque libere, generalmente, le distanze si allungano a causa del cambiamento delle condizioni fisico-psicologiche, legate ad esempio alle condizioni meteorologiche, al tipo di corrente e al clima; ragione per cui sarà più impegnativo e si impiegherà più tempo a nuotare per un miglio nell’oceano rispetto a percorrere la stessa lunghezza in piscina. Aumentare la propria resistenza in piscina, dunque, aiuterà a percepire meno la  stanchezza quando si nuoterà in mare.

Respirazione alternativa perfetta

La maggior parte dei nuotatori ha un lato di respirazione preferito, tuttavia in mare aperto non è consigliabile fare affidamento sulla respirazione unilaterale. La variabilità del vento, delle onde e della corrente può rendere difficile la respirazione se si continua a favorire un solo lato. "Non dare per scontato che si possa fare affidamento su un modello fisso come quello appreso in piscina", afferma Simonelli. Imparare a respirare su entrambi i lati e a trattenere il respiro per diversi tratti può ridurre la fatica nel recuperare fiato durante lo sforzo fisico.

Abbandona gli occhiali

L’acqua in mare aperto è, generalmente, meno limpida rispetto a quella della piscina tanto che a volte si è in grado di vedere solo a pochi centimetri di distanza. Dave Scott, sei volte campione del mondo di Ironman e allenatore di triathlon a Boulder in Colorado, suggerisce di simulare queste condizioni sollevando gli occhiali sulla propria testa e nuotando per un certo tratto ad occhi chiusi , per poi rimetterli e fare altre sei o dieci bracciate. Questo permetterà di saper nuotare anche con poca o nessuna visibilità.

Varia il tuo stile

Condizioni variabili richiedono diversi stili di nuoto. Secondo Simonelli in acque particolarmente mosse fare bracciate più corte e meno profonde può aiutare a rimanere più vicino alla superficie dell'acqua ed evitare di essere trasportati dalle onde. In condizioni più serene o se il moto ondoso spinge da dietro, invece, bracciate più lunghe e profonde possono risultare più efficienti.

Acquisisci senso dell’orientamento

Gli oceani non hanno boe direzionali, i laghi non hanno linee di corsia: ciò significa che è necessario padroneggiare l'abilità di avvistamento, ovvero ricercare dei punti di riferimento intermedi per assicurarsi che ci si stia muovendo nella giusta direzione.

Impara a rilassarti

La temperatura dell'acqua in mare aperto varia molto, a seconda del periodo dell'anno, della posizione geografica e della dimensione del corpo idrico. “Quando ci si tuffa in acqua fredda, i muscoli si irrigidiscono e il respiro può diventare irregolare e superficiale”, afferma Scott. Indossare una muta non è sufficiente. Per questo motivo, è consigliato abituarsi a temperature rigide facendo docce o immergendosi in acque fredde mentre si inspira costantemente.

di Stefania Ghezzi

Source: Adobe Stock

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