Dall’università alla direzione di due stabilimenti. Puoi raccontarci le principali tappe del tuo viaggio?
Dopo aver fatto il liceo scientifico mi sono laureato in Economia e Commercio all’università di Bergamo, dove ho avuto la possibilità anche di fare un anno in Erasmus a Londra. Dopo un anno di servizio civile ho iniziato a mandare in giro il mio cv con un particolare interesse per il marketing nel quale mi ero specializzato negli studi. Con grande sorpresa e interesse Sanpellegrino mi ha chiamato nel 1998 per alcune sostituzioni estive e quasi per scherzo ho iniziato uno stage nella logistica, in un deposito tra Bergamo e Milano. Lì ho incominciato a fare di tutto e di più: dal controllare i bancali al ricevere gli autisti che arrivavano dalla Sicilia per caricare le bibite Sanpellegrino. Nel 2000 sono stato assunto nella grande famiglia della Logistica che poi, evolvendosi con la pianificazione, è diventata supply chain. Nel 2007 l’azienda mi ha dato l’opportunità di fare un’esperienza a Parigi, dove ho fatto parte del gruppo di consulenti HPL (High Performing Logistics): per quattro anni ho supporto l’azienda in giro per il mondo con l’obiettivo di migliorare i processi e aiutare i mercati ad evolvere l’idea di logistica. Dopo questo periodo mi è stato offerto di fare il direttore di supply chain nelle fabbriche di Vittel e Contrex, in Francia, dove ho gestito il polo logistico di pianificazione con circa 350 persone. Al termine di questa esperienza, l’Italia mi ha richiamato per prendere la direzione dello stabilimento di San Giorgio in Bosco e Santo Stefano in Quisquina.
Quali sono le principali responsabilità del tuo ruolo?
Essendo datore di lavoro con tutti i poteri della firma ci sono onori e oneri. Avere la responsabilità a San Giorgio in Bosco di 260 persone più quelle dello stabilimento di Santo Stefano in Quisquina è sicuramente impegnativo ma che dà una grossa gratificazione. Sono sì responsabile sia civile che penale però il lavoro di tutti i giorni fa sì che le persone stiano bene e riescano a portare i risultati che l’azienda si aspetta. Un aspetto che a me piace particolarmente che è venuto fuori con gli anni è il management: il mio compito è parlare con le persone e far fruttare al meglio il loro potenziale.
Quali consigli ti senti di dare ai ragazzi che cercano di entrare nel mondo del lavoro?
Sicuramente è bello vedere che ci siano scambi tra interno ed esterno come la visita dei ragazzi dell’Università di Verona. Se non siamo noi i primi ad aprire le nostre porte è difficile poi che qualcuno possa venire a cercarci. Ai ragazzi mi sento di dire che sì, ci vuole anche fortuna, ma non possono mancare ambizione e caparbietà. Se hanno voglia di fare qualcosa devono cercare di farlo senza alcun problema. Fondamentale però è rimanere se stessi restando umili in ogni passaggio della carriera perché tutto quello che si investe all’inizio frutterà sicuramente dopo. Lo vedo su me stesso: se non avessi iniziato a spolverare il bancale per terra probabilmente mi sarei perso qualcosa dopo.