MILANO - Valorizzare un territorio, prendersi cura di un patrimonio mettendo al centro le persone che lo vivono. È questo l’impegno dell’Ecomuseo urbano Mare Memoria Viva di Palermo, l’ente museale nato dall’iniziativa della cittadinanza locale che negli anni ha saputo raccogliere e raccontare la storia collettiva della città dal dopoguerra a oggi. Un racconto collettivo in cui il mare, primo bene da tutelare, è protagonista e filo conduttore della narrazione di una città. A raccontarci la storia e i progetti portati avanti dall’Ecomuseo Mare Memoria Viva è la Communication Manager Paola Bommarito,
Come nasce l'Ecomuseo Mare Memoria Viva?
Nasce come ecomuseo urbano nel 2014, da una raccolta partecipativa di storie, memorie e documenti sulla città frontemare e dall’iniziativa di un gruppo di giovani motivati a lavorare sulla valorizzazione dei luoghi e della comunità locale. E nasce grazie a un progetto finanziato a CLAC dalla Fondazione CON IL SUD, in partnership con il Comune di Palermo – Assessorato alla Cultura. Dal 2014 l’ecomuseo è ospitato negli spazi dell’Ex Deposito Locomotive di Sant’Erasmo, nella costa sud-est di Palermo. La sua “collezione” è un archivio audiovisivo in perenne progresso con fotografie, video, interviste, documenti, testimonianze, mappe che compongono una storia collettiva delle trasformazioni urbanistiche e sociali della città dal dopoguerra a oggi. Il mare fa da metafora e da filo conduttore.
Quale rapporto vi lega con il territorio e la comunità in cui vi trovate?
L’Ecomuseo Mare Memoria Viva è un luogo aperto a ingresso gratuito, un luogo di apprendimento e partecipazione culturale che agisce in un territorio difficile. Ci troviamo su un territorio di frontiera, in cui frammentazione urbana e sociale si corrispondono a vicenda. Siamo convinti che la precondizione necessaria per una reale trasformazione sia l’attivazione di un processo di rigenerazione anzitutto umana, di inclusione, di assunzione di consapevolezza circa la città e il diritto a essere agenti di trasformazione attiva.
La relazione più forte la abbiamo con le famiglie del quartiere e con i bambini. Realizziamo diverse iniziative e progetti di educazione non formale. La missione educativa dell’Ecomuseo è centrata sul tema della città, dello spazio pubblico e dei diritti. La città è un mondo pulsante di vita, di spazi, di relazioni. Facciamo esperienze e laboratori di consapevolezza urbana, per imparare a leggere e interpretare la città e percepire sé stessi come parte attiva. Ci sono, poi, i progetti con gli abitanti del quartiere, le feste di comunità, le passeggiate urbane che organizziamo, i workshop e le residenze con artisti e designer che lavorano attraverso una pratica artistica partecipativa e incentrata sulla relazione con la comunità.
Cosa vi differenzia rispetto alle strutture museali tradizionali?
Mare Memoria Viva non è un museo tradizionale ma un laboratorio culturale ed educativo territoriale. La differenza principale sta nell’essere “eco-museo”, che noi intendiamo come “un patto tra cittadini che decidono di prendersi cura di un territorio” (H. De Varine). Valorizzare un territorio, prendersi cura di un patrimonio per noi significa mettere al centro le persone che lo vivono. Il patrimonio sono le persone, le loro risorse, i gruppi organizzati e non. Ci prendiamo cura di persone e spazi, del paesaggio e delle relazioni.
In che modo siete impegnati nel tutelare l'ambiente e la biodiversità?
Siamo impegnati in attività di educazione ambientale legate al tema del mare e della biodiversità marina. Proponiamo laboratori per far conoscere le forme di vita presenti nei fondali della costa palermitana, come la Posidonia Oceanica, pianta marina un tempo presente nel giardino sommerso del golfo di Palermo, e per far comprendere il modo in cui la vita sottomarina è stata trasformata negli ultimi decenni. Il nostro impegno nella tutela dell’ambiente si riversa in progetti artistici come U-DATInos, che mette al centro un lavoro di cura sul fiume Oreto. Ogni giorno, per andare al museo, attraversiamo il ponte sul fiume, osserviamo le trasformazioni, e la reiterazione della presenza rende più profondo lo sguardo: sappiamo quanta biodiversità e quanto movimento c’è in quel piccolo pezzo di acqua che scorre tra cemento, canneti, uccelli migratori e rifiuti. Con U-DATInos abbiamo coinvolto un gruppo eterogeneo di persone. Noi dell’ecomuseo siamo al loro fianco, siamo i primi custodi di questo ambiente, di questo territorio, del mare, del fiume. Per noi essere custodi non significa preservare nell’isolamento, significa farsi facilitatori, aprire a possibilità di vita, far conoscere, far comprendere, far sentire.
I musei in questi giorni stanno riaprendo. Quali attività/mostre sono in programma legate alla tutela del territorio?
Quando il museo riaprirà ci dedicheremo all’allestimento e poi alla presentazione al pubblico dell’opera d’arte info-estetica degli artisti Salvatore Iaconesi e Oriana Persico, in cui confluiranno i dati sul fiume Oreto raccolti in questi mesi. Parallelamente stiamo lavorando a un exhibition multimediale che, attraverso mappe, immagini e video racconterà sia il progetto U-DATInos sia il lavoro di cura attorno al fiume Oreto, da parte dei custodi e del “Comitato promotore per il contratto di fiume e costa Oreto”. Continueremo a parlare dell’importanza legata alla tutela, alla cura del fiume, del mare e dell’ambiente, nelle nostre attività educative e attraverso le nostre proposte di passeggiate ed esplorazioni urbane.
Di Salvatore Galeone