MILANO – Sulle sponde del fiume Oreto, a Palermo, ci sono 16 Custodi dell’Acqua. Insieme, muniti di semplici sensori, stanno rilevando dati sullo stato di salute delle acque del fiume. I dati alimenteranno un’installazione meditativa capace di “dare voce” all’acqua di Palermo. I custodi dell’acqua sono i protagonisti di U-DATInos, il progetto partecipativo il cui scopo è quello di riunire le persone verso un fine unico: godere della bellezza dell’arte e del paesaggio.
Azione artistica partecipativa
Fondato dal duo di artisti/ricercatori Salvatore Iaconesi e Oriana Persico, il nome del progetto U-DATInos deriva dal greco antico Udàtinos che significa "acquatico". Esso nasce dal desiderio di prendersi cura di un territorio (la costa sud-est di Palermo), di interrogarsi sul futuro del fiume Oreto, simbolo per anni di abbandono e inquinamento e ora oggetto di iniziative per recuperarlo e restituirlo alla collettività, e di indagare il rapporto con l’ambiente, sperimentando nuovi modi di connettersi con esso grazie all’arte e ai dati. Si tratta di un’azione artistica partecipativa, in cui i dati si incarnano nello spazio pubblico per farsi esperienza condivisa e accessibile, cultura diffusa e conoscenza a disposizione dei cittadini, non più solo dagli esperti, diventando strumento per entrare in contatto con questioni complesse come lo stato delle acque della città.
La raccolta dei dati
Il progetto si articola in più parti: ai workshop dedicati a cittadini e studenti dell’Accademia muniti di sensori per rilevare dati sullo stato dell’acqua, ha fatto seguito la fase di data generation, con la raccolta partecipativa dei dati. Per la raccolta dei dati non ci si è limitati a installare dei sensori fissi e statici, ma si è scelto di adottare un meccanismo sociale. Sono stati chiamati a raccolta, con una call aperta a studenti e cittadini, 16 persone nominate “Custodi dell’Acqua” a cui è stato consegnato un kit per le rilevazioni e chiesto loro di indossare delle galosce e infangarsi, attaccare uno spago a un barattolo di vetro e prelevare l’acqua nei punti inaccessibili del fiume. Così i custodi dell’acqua hanno organizzato una gita alla scoperta della natura sconosciuta con un gruppo formato da studenti dell’accademia, medici, architetti, ricercatori, attivisti dell’ambiente, amanti dell’Oreto. Un modo, non solo per conoscere il fiume attraverso i suoi dati, ma per “dargli voce”.
Arte e scienza insieme
Alimentata da questi dati, un’opera d’arte “info-estetica” verrà allestita negli spazi dell'Ecomuseo Mare Memoria Viva, partner capofila del progetto che ha vinto il bando Creative Living Lab II edizione promosso e sostenuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo. Essa si animerà di suoni e luci per dare voce alle acque della città, informando e tenendo aggiornati sulle loro condizioni. Infine, l’apertura dell’opera al pubblico sarà l’occasione per riunire (in persona o virtualmente, in base alla situazione del momento) abitanti, ricercatori, studenti e istituzioni, e discutere su come i dati, l’arte e la computazione possano aiutarci ad affrontare i fenomeni complessi della nostra società, quali l’inquinamento, il cambiamento climatico o la pandemia. Il progetto U-DATInos propone così uno sguardo rivolto al futuro del fiume Oreto e, in generale, al nostro rapporto con l’ambiente sperimentando nuovi modi di connetterci con esso e dare vita a innovative prospettive per abitare il pianeta.
Di Salvatore Galeone