MILANO – Migliorare gli habitat naturali e ripristinare gli ecosistemi per la conservazione della biodiversità sono interventi fondamentali per il contrasto e l’adattamento rispetto ai cambiamenti climatici. Parola di Giampiero Sammuri, presidente di Federparchi che dal 2020 insieme al Gruppo Sanpellegrino e all’Università Sant’Anna di Pisa porta avanti il progetto “La fonte della biodiversità di Acqua Panna”, un impegno concreto per la valorizzazione del capitale naturale che è partita con il monitoraggio e il censimento della flora e della fauna della tenuta di 1300 ettari che circonda Villa Panna. In occasione della giornata della Biodiversità abbiamo intervistato il presidente di Federparchi per parlare degli sviluppi del progetto.
A più di un anno dal lancio del progetto, come procedono i lavori presso la Tenuta Panna?
Il progetto Federparchi - Tenuta Panna ha raggiunto i suoi primi obiettivi. È stato svolto un accurato monitoraggio sullo stato della biodiversità nel territorio interessato. Ne emerge un quadro di notevole valore naturalistico, parliamo di un’area di circa 1.300 ettari in una zona collinare che ricade nei comuni di Scarperia e Barberino di Mugello in Toscana.
L’analisi ha messo in luce una particolare ricchezza di vegetazione con un 70% boschivo e il restante a prateria, con importanti presenze di flora locale. Vi sono zone umide, con due torrenti perenni e tre piccoli invasi artificiali, usati in precedenza per allevamenti di trote, che svolgono funzioni ecologiche di primaria importanza soprattutto per gli anfibi. Son state inoltre individuate, classificandole nel dettaglio, le principali specie “notevoli” che popolano gli habitat della tenuta: gli anfibi (9 specie), i rettili (10), gli uccelli (28, che arrivano a 66 con i frequentatori per sorvolo o alimentazione), i mammiferi (34) con tanto di lupi, cervi e caprioli; non a caso la zona era un’antica riserva di caccia sin dal tempo dei Medici.
Il monitoraggio, svolto con dovizia di dettagli, ha preso anche in considerazione i siti Natura2000 collocati nelle vicinanze come elemento di paragone dal punto di vista della conservazione e della ricchezza di biodiversità, confermando il valore naturalistico della tenuta Panna. Sicuramente per le caratteristiche dell’area e le dinamiche ecologiche complessive è utile concentrare l’attenzione, per quanto riguarda la valorizzazione della fauna, sugli uccelli, gli anfibi, gli odonati (le comuni libellule) e gli insetti impollinatori (farfalle e api).
Perché la tutela della biodiversità presente nell’area significa anche salvaguardarla dall’inquinamento e dai cambiamenti climatici?
La premessa è che tutti gli interventi devono rientrare nell’alveo degli obiettivi internazionali ed europei per la sostenibilità, in particolare rispettare le indicazioni dell’Agenda ONU 2030 e seguire la traccia della Strategia Europea per la Biodiversità al 2030, al cui interno possono rientrare iniziative specifiche. Ad esempio intervenire sulle zone umide della riserva significa concretamente salvaguardare bacini importanti di biodiversità che contribuiscono al contenimento dei mutamenti climatici. Lo stesso vale per l’area boschiva ad alto fusto che contribuisce ad un maggiore assorbimento di CO2, il che vuol dire agire sul fronte dell’abbattimento dell’inquinamento. Certamente aumentare il livello di conservazione dell'area garantisce anche un migliore livello di salvaguardia e conservazione dell'acquifero sotterraneo che viene utilizzato anche dallo stabilimento di imbottigliamento presente sul territorio.
Possiamo comunque affermare che è scientificamente accertato che il miglioramento degli habitat naturali e il ripristino di ecosistemi per la conservazione della biodiversità sono interventi fondamentali per il contrasto e l’adattamento rispetto ai tumultuosi cambiamenti del clima.
Acqua e biodiversità: quale legame le lega e perché l'una è indispensabile per l'altra?
L’acqua è la fonte della vita: ricordiamoci che, nel corso dell’evoluzione del pianeta, le prime forme di vita sono comparse proprio nell’acqua e, da lì, si sono diffuse e poi evolute. Venendo ai giorni nostri, le grandi concentrazioni di biodiversità in terraferma corrispondono quasi sempre ad una importante presenza di risorse idriche: gli ambienti montani, ricchi di sorgenti, ruscelli e torrenti; gli ambienti collinari, con fiumi e laghi. E poi le zone umide che, a livello globale, ospitano il 40% della biodiversità con ecosistemi enormemente ricchi ma anche estremamente fragili che vanno preservati con cura.
Non solo la tenuta Panna: l'impegno di Federparchi riguarda l'intero territorio italiano e non solo. Quali sono i principali settori di attività e progetti che state portando avanti?
Federparchi è impegnata soprattutto nello sforzo di creare un “sistema nazionale delle aree protette” che vuol dire raggiungere una omogeneità nelle politiche di conservazione fra i diversi soggetti che agiscono sul territorio. Oggi abbiamo parchi nazionali relativamente “forti” sia per dotazioni economiche che per risorse umane, al contrario abbiamo la maggior parte dei parchi regionali (e tantissime riserve minori di varia tipologia) che, pur avendo territori di eccezionale valore naturalistico, scarseggiano di fondi e personale necessari per portare avanti con efficacia le azioni di conservazione della natura.
L’Unione Europea si è posta l’obiettivo di raggiungere al 2030 il 30% di territorio protetto sia a terra che a mare. Oggi l’Italia è poco sopra il 20% a terra e al 16% a mare. Credo ci siano le premesse per centrare il risultato, ma occorre farlo tramite un’azione di sistema, evitando oscillazioni fra esperienze di eccellenza ed altre di grande difficoltà. Coinvolgendo i grandi parchi così come le piccole aree (Oasi comprese) in un’unica visione di insieme. E connettendo il tutto alla rete europea delle aree protette rappresentata da Europarc Federation di cui Federparchi è la sezione italiana. Ricordiamoci che la natura, con le specie animali e vegetali, non conosce confini ed ha bisogno di interventi di tutela a 360 gradi. Per il bene di tutti.
Di Salvatore Galeone