MILANO – Crollano le vendite di acqua in bottiglia nei bar, nei ristoranti e negli hotel, crescono gli acquisti presso le catene di supermercati. Il mercato dell’acqua in bottiglia ha retto nell’anno del Covid secondo i dati forniti da Ettore Fortuna, vicepresidente di Confindustria Mineracqua, l’associazione dei grandi player del comparto delle Acque Minerali Naturali, delle Acque di Sorgente e delle Bevande Analcoliche. Lo abbiamo intervistato per analizzare il ruolo dell’Italia all’interno del mercato internazionale delle acque minerali naturali e quali sono gli scenari futuri.
Qual è stato l'andamento del mercato dell’acqua in bottiglia in un anno difficile come il 2020?
Il 2020 è stato un anno particolarmente complesso per diversi settori, non da meno quello delle acque minerali. Le restrizioni necessarie al contenimento della pandemia hanno messo in ginocchio il consumo fuori casa penalizzando il canale Horeca e vending, su cui si registrano le marginalità maggiori, con un calo dei volumi intorno al 40%. Per quanto riguarda le confezioni, abbiamo registrato gravi perdite dei volumi delle bottigliette da mezzo litro che trovano nel fuori casa l'occasione di consumo prevalente. D’altro canto, è cresciuto il segmento della GDO, in particolare quello dei Discount: conseguentemente alla ridotta capacità di spesa del consumatore, a fine settembre il canale Discount registrava un +6,5/7%.
Quale ruolo riveste l'Italia a livello internazionale rispetto al resto d'Europa e del Mondo?
L'Italia, insieme a Francia e Germania, è tra i primi Paesi produttori di acqua minerale naturale che, in maniera diffusa e radicata, è percepita dagli italiani come prodotto direttamente funzionale al benessere personale e ad uno stile alimentare sano, tanto che, in una ricerca sulle abitudini di consumo degli italiani, il Censis associa l’acqua minerale all’italian way of life.
L’Italia, con la sua ricchezza e varietà di acque, è anche una forte esportatrice in Europa e nel resto del Mondo, con circa 1,6 miliardi di litri e un saldo attivo della bilancia commerciale di quasi 600 milioni di euro.
Qual è l'impegno di Mineracqua per la valorizzazione e la tutela della risorsa acqua?
La filiera produttiva delle acque minerali naturali rappresentata da Mineracqua opera, a livello territoriale, concorrendo alla valorizzazione delle risorse idriche e mettendo in campo importanti investimenti che tengono conto del contesto ambientale locale. Con profondo rispetto per la materia prima offertaci dal territorio, le imprese della filiera si occupano di preservarne la qualità e imbottigliano l’acqua in contenitori sterili in grado di preservarne qualità e proprietà.
Qual è il rapporto di Mineracqua con gli operatori del settore delle acque in bottiglia in Italia?
Mineracqua è la Federazione che – all’interno di Confindustria – associa le imprese delle acque minerali naturali e delle acque di sorgente. Attivi da 30 anni, rappresentiamo e promuoviamo la filiera italiana dell’acqua minerale naturale perseguendo un insieme articolato di obiettivi che vanno dal posizionare le imprese come soggetti responsabili in grado di generare valore dal punto di vista economico, ambientale e culturale, fino allo sviluppare iniziative e occasioni di approfondimento rispetto alle caratteristiche dell’acqua minerale naturale, alle dinamiche produttive e di innovazione proprie del comparto, alle peculiarità degli imballaggi e all’attenzione al riciclo. Come Mineracqua, inoltre, rappresentiamo la filiera nei rapporti con le Istituzioni e le Amministrazioni, con le Organizzazioni politiche, economiche, sindacali, sociali e culturali del Paese, garantendo la tutela collettiva del settore presso le sedi regionali, nazionali e internazionali.
Quali sono le sfide future che il mercato deve affrontare?
Il comparto delle acque minerali si trova al crocevia di un momento complesso. Se, da un lato, la pandemia ha penalizzato il canale Horeca, a preoccupare ulteriormente il settore delle acque minerali - la cui attività di prelievo e imbottigliamento delle risorse idriche alla sorgente rappresenta un importante bacino di occupazione per territori montani e pre-montani - è l’incombere della tassa sulla plastica che rischia di causare danni importanti. Così come concepita, la tassa colpisce indiscriminatamente tutte le plastiche per imballaggi immesse in commercio, mentre le plastiche non sono tutte uguali: il nostro settore utilizza esclusivamente PET, una plastica riciclabile al 100%, per cui da una bottiglia post-consumo se ne produce un’altra in materiale riciclato. Per questo motivo, auspichiamo che il Governo possa distinguere tra varie plastiche in funzione della loro riciclabilità.
Di Rossella Digiacomo