MILANO – Oltre 40 glaciologi delle più importanti Università europee ed Istituzioni internazionali si sono riuniti il 7-8 maggio a Milano per fare il punto sullo stato di salute dei ghiacciai italiani e mondiali e analizzare evoluzioni e implicazioni future della fusione. Nel convegno, organizzato dall’Università di Milano in collaborazione con Levissima, è intervenuto anche Luca Mercalli, volto noto della tv e presidente della Società Meteorologica Italiana. A lui abbiamo chiesto qualche proiezione futura sui cambiamenti climatici.
“Come tanti altri processi ambientali, i cambiamenti climatici sono dei fenomeni a scoppio ritardato. All’inizio non percepiamo ancora sintomi particolarmente rilevanti, ma costruiamo cause perché nel giro di decenni e secoli questi diventino irreversibili e al di sopra delle nostre capacità di gestirli. Ecco perché abbiamo bisogno su questi processi della scienza, che ci spiega perché stanno avvenendo e cosa possiamo fare per evitarli quando c’è ancora il tempo di fare prevenzione.
I ghiacciai sono un ottimo indicatore precoce per capire cosa sta succedendo al clima. Sono in aree particolarmente sensibili – alta montagna o zone polari – e con la loro fusione e il loro arretramento sono una sorta di termometro naturale. Purtroppo negli ultimi decenni i ghiacciai di tutto il mondo stanno arretrando e la loro silenziosa voce è quella di avvertirci che qualcosa di drammatico sta accadendo. Anche perché i tassi di fusione sono molto elevati rispetto a tutto ciò che conosciamo del clima del passato.
E’ importante non ignorare il loro avvertimento. Bisogna agire adesso per il contenimento dei gas serra perché altrimenti tra qualche decennio i ghiacciai saranno completamente scomparsi dalle nostre montagne, non avremo più la loro acqua, non avremo più la loro attrazione turistica ma soprattutto sarà molto tardi per moderare gli effetti perniciosi dei cambiamenti climatici per l’intera umanità.
Secondo le stime del comitato inter-governativo dei cambiamenti climatici dell’Onu, se non facciamo nulla rischiamo di avere entro la fine di questo secolo un aumento di temperatura anche attorno a 5 gradi in più rispetto al periodo storico pre-industriale. Un aumento di questo genere è in grado di far scomparire tutta la copertura glaciale delle Alpi, salvo qualche cappuccio gelato sulla vetta delle montagne più elevate come il Monte Bianco e il Monte Rosa. Le conseguenze sarebbe importanti per il bacino padano, per la disponibilità di acqua nel Po e di fatto per una delle agricolture più fiorenti e più produttive d’Europa.
Ovviamente questo è un indicatore locale. Le Alpi sono piccole se le confrontiamo al resto del mondo. Tutto ciò sta accadendo anche in Alaska, sulle Montagne Rocciose, in Himalaya e ancor più sui ghiacciai polari che sono tra l’altro quelli che possono far salire di molto il livello dei mari. Questo ci dice che anche lo stato di salute dei ghiacciai lontani si può riflettere sulla qualità della vita di tutti gli abitanti della Terra”.