MILANO – Una passione per il mare nata fin da bambino, quando il padre gli raccontava le storie di Cousteau. Marco Spinelli si definisce un “guardiano del blu” e, insieme al fratello Andrea, dedicano le loro vite a preservare il mare, attraverso progetti di ricerca scientifica e iniziative di divulgazione.
Film-maker e documentarista, Marco Spinelli è tra i protagonisti di “Io, Tevere: le radici del mare”, un documentario in programmazione su Amazon Prime volto a riscoprire la bellezza dimenticata del Tevere, attraverso un viaggio dalla sorgente alla foce che mira a far riflettere, divertendo, sulla necessità di agire in difesa del pianeta. Una storia d'amore, l'amore di due ragazzi, Marco Spinelli, documentarista, e Roberto D'Amico, surfista, per un fiume come metafora dell'amicizia e cooperazione tra uomo e natura.
Ciao Marco, parlaci un po’ di te, del tuo percorso e della tua sensibilità verso i temi legati alla sostenibilità ambientale? Di cosa ti occupi?
Sono un fotografo subacqueo, documentarista ed esploratore del mondo sommerso. La mia affinità con il mondo subacqueo è radicata nella mia infanzia. Questa passione per l'esplorazione dei fondali marini è diventata il cuore pulsante della mia carriera. Insieme a mio fratello Andrea, proveniamo da una famiglia siciliana che ha ereditato una profonda connessione con il mare. La nostra infanzia è stata segnata da esplorazioni subacquee guidate da nostro padre, che ci ha trasmesso un amore eterno per il mare.
Questa esperienza ha plasmato le nostre scelte di vita: mentre Andrea ha seguito la sua vocazione diventando un biologo marino e ricercatore, io ho scelto di catturare la bellezza sommersa come documentarista e divulgatore, specializzandomi nella fotografia e nelle riprese subacquee. Oggi, insieme a Andrea, dedichiamo le nostre vite a preservare il mare attraverso progetti di ricerca scientifica e iniziative di divulgazione. La nostra storia incarna la fusione tra passioni personali e una missione tangibile di conservazione del mare. Siamo guardiani del “blu”, cercando di ispirare gli altri con il nostro impegno a proteggere il nostro prezioso ambiente marino. Siamo convinti che la dedizione individuale possa tradursi in un impatto significativo sulla salute dei nostri oceani.
Nel 2023 è uscito il documentario “Io Tevere. Le radici del mare”: ci racconti di cosa si tratta? Come è nata l’idea?
Io e Roberto D’amico ci siamo conosciuti due anni fa, ho subito scoperto il suo impegno nella tutela di mari e lui è venuto a conoscenza delle mie attività relative alla pulizia dei fondali.
Siamo entrati immediatamente in connessione. Roberto mi ha raccontato di quanto fosse difficile surfare a Ladispoli, a causa dei tanti rifiuti portati dal Tevere. Così abbiamo inizialmente pensato di organizzare un evento di clean up, ma a distanza di poco tempo ha preso forma nelle nostre menti un altro tipo di progetto, un viaggio che si sarebbe trasformato in un documentario.
Abbiamo deciso di provare a sensibilizzare divertendoci, utilizzando un lessico semplice e genuino. Essere spontanei non vuol dire sminuire i problemi del Tevere e del nostro Pianeta, vuol dire riuscire a comunicare ad un pubblico più ampio, che può riuscire a comprendere con maggiore facilità la voce dell’ambiente. “Io, Tevere. Le radici del mare” è un viaggio di scoperta interiore e dell’area fluviale, che racconta le bellezze e gli orrori del Tevere, dalla sorgente alla foce, per far riflettere sulla necessità di agire con urgenza in difesa del pianeta. Il tema principale è “la bellezza dimenticata”. È un documentario sulla riscoperta della bellezza.
La bellezza del fiume e degli ecosistemi che questo attraversa; la bellezza della storia trasportata dalla corrente. Una bellezza, tuttavia, intrappolata nel passato e dimenticata dalle nuove generazioni, in apparenza alla portata di tutti, ma che sembra interessare a pochi. Tra gli altri temi, il documentario analizza: il rapporto tra Roma e il Tevere, la sinergia tra uomo e natura, l’inquinamento, la contagiosità della passione e l’amore come motore del mondo.
Abbiamo visto su Instagram che hai condiviso un post di resoconto delle esperienze fatte del 2023 per il Pianeta. Qual è quella che hai preso più a cuore e perché?
Sicuramente la spedizione scientifica nel cuore del Mar Mediterraneo al banco Skerki è stata senza dubbio l'esperienza più straordinaria della mia vita. È difficile credere che, in un mondo in cui molte terre sono state esplorate e modificate dall'uomo, esistano ancora luoghi incontaminati e misteriosi come questo. Significa che abbiamo la possibilità di percorre strade diverse e tutto dipende dalla nostra volontà. Il banco Skerki, a circa 60 miglia dalle coste italiane e tunisine, è un vero gioiello nascosto.
La sua catena montuosa sottomarina è un autentico generatore di vita, con una biodiversità straordinaria che lo rende una zona cruciale per la riproduzione di numerose specie marine. Gli habitat densi di alghe sono dei veri e propri motori di vita organica, trasformando il banco in un hotspot nel cuore del Mediterraneo. La missione Skerki, guidata da mio fratello Andrea, è stata un passo importante verso la conoscenza di questo ecosistema ancora in gran parte sconosciuto. La spedizione ha ottenuto il sostegno della Fondazione dell’Oceanografico di Valencia, riconoscendo l'importanza di preservare luoghi così speciali. Durante le immersioni, abbiamo fatto scoperte eccezionali, come l'archeologia sommersa.
In grotte simili ai cenotes messicani, abbiamo rinvenuto un'ancora del XVIII-XIX secolo, un reperto di inestimabile valore archeologico. Numerosi altri reperti, utensili e oggetti di diverse epoche, fanno del banco Skerki un sito di enorme rilevanza storico-archeologica. La speranza è che la nostra spedizione possa aprire la strada a future ricerche e collaborazioni, contribuendo a svelare il passato nascosto sotto le acque del Mar Mediterraneo. È stato un viaggio che ha non solo rivelato la bellezza di questo luogo, ma ha anche sottolineato l'importanza di preservare la sua integrità e la sua storia per le generazioni future
Quale consiglio daresti ai nostri lettori che vogliono minimizzare il loro impatto ambientale per salvaguardare l’ecosistema marino?
Quello che ognuno di noi può fare è educare, condividere queste idee con le persone che ci sono vicine, familiari, amici, conoscenti, perché conoscere ci aiuta ad amare e di conseguenza a proteggere, come Jacques Cousteau ci ha insegnato.
MAGGIORE CONSAPEVOLEZZA.
La consapevolezza ci permette di scegliere, fare una scelta non è scontato. Significa che abbiamo la possibilità di percorre strade diverse e tutto dipende dalla nostra volontà.
Di Stefano Morretta