La questione climatica ha risvolti più ampi delle semplici ripercussioni sull’ambiente
MILANO – Dagli studi di economia alla passione per il clima che l’hanno portata nel 2011 a formare l’Italian Climate Network, un’associazione nata per diffondere informazioni sulla questione climatica e per assicurare all’Italia un futuro climaticamente sostenibile. Abbiamo intervistato la giornalista ambientale e blogger Veronica Caciagli.
Il nome del tuo blog la dice tutta sui tuoi interessi. Come nasce la tua passione per il clima?
Sono partito da un percorso di studi legato all’economia e mi sono appassionata agli strumenti economici per indirizzare tematiche di carattere sociale e ambientale. Sono entrata nel settore del clima dallo studiare l’“Emissions Trading System”, ovvero il sistema europeo per la riduzione delle emissioni di co2 delle aziende europee. Da qui ho cominciato ad approfondire cosa c’era dietro questo sistema leggendo dal 2003 al 2005 documenti ufficiali legati ai cambiamenti climatici. In quel periodo c’era ancora poca attenzione mediatica e mi è sembrato inverosimile vedere come la scienza fosse già così avanzata su questi temi senza che ci fosse la giusta coscienza tra le persone.
In base alla tua esperienza, ritieni che la questione climatica stia tornando alla ribalta solo per via dei disastri più frequenti o c’è una certa sensibilità sul tema?
Le conseguenze dei cambiamenti climatici adesso sono visibili un po’ per tutti. Anche qui in Italia dove abbiamo preso coscienza che questi fenomeni sono sempre più frequenti. Questa è la prima conseguenza dei disastri climatici che, diventando più visibili fanno accrescere anche la sensibilità dell’opinione pubblica. Allo stesso tempo sta crescendo anche una sensibilità sull’ambiente che sulla vita sociale. Non dimentichiamoci che i cambiamenti climatici vanno a incidere anche sugli stile e la qualità di vita e sulla sfera economica. Per esempio se nelle Alpi ci sarà meno neve è chiaro che ne risentiranno i periodi turistici. Se le acque nelle zone costiere si innalzeranno potranno influenzare il turismo balneare. Ecco perché i cambiamenti climatici non riguardano solo la natura ma anche il nostro stile di vita.
Da presidente dell’Italian Climate Network, quali sono secondo te le debolezze del nostro Paese nell’affrontare questi temi?
In Italia le trasformazioni portate dai cambiamenti climatici va anche a cozzare con l’immobilismo che regna in tutti i settori italiani. Una parte del problema quindi è che la risposta a questi fenomeni non è abbastanza veloce così come il problema stesso. L’altra grande debolezza è che non viene ancora gestita sistematicamente e con la serietà di cui avrebbe bisogno. Sappiamo cioè che i fenomeni atmosferici estremi aumenteranno negli anni a venire per numero e intensità ma non sempre queste previsioni sono tenute in considerazione durante le scelte governative locali e centrali.
Quali sforzi bisogna compiere per affrontare i cambiamenti climatici?
Ci sono due aspetti per rispondere alle sollecitazioni climatiche. Uno è a livello personale e vuol dire cercare di impattare meno sull’ambiente con il nostro stile di vita. L’azione individuale tuttavia è necessaria ma non sufficiente a contrastare i cambiamenti climatici. Serve anche l’azione dei governi poiché decidono in merito alle scelte energetiche e dello sviluppo. In questo senso i governi nazionali stanno percorrendo adesso una strada che arriverà il prossimo anno a Parigi dove ci sarà una conferenza della United Nations Framework Convention on Climate Change (UNFCCC) che dovrà siglare il nuovo trattato internazionale sul clima che dovrebbe superare il protocollo di Kyoto.
aggiornato l'11 novembre 2014