MILANO – Un guanto ispirato ai sistemi di ecolocalizzazione per “toccare con mano” oggetti irraggiungibili sepolti sotto l’acqua. E’ questa l’idea realizzata da due dottorandi Aisen Carolina Chacin e Takeshi Ozu del Empowerment Informatics Program, (Tsukuba University, Giappone). IrukaTact, questo il nome del dispositivo, è equipaggiato con sensori per l’ecolocalizzazione e simula il contatto con oggetti sepolti sott’acqua, altrimenti irraggiungibili.
Utile in caso di allagamenti
Secondo gli inventori, potrebbe essere particolarmente utile in situazioni di scarsa visibilità, per esempio in strade o edifici allagati. Il guanto è ispirato ai sistemi di ecolocalizzazione dei delfini e proprio per questo il suo nome è IrukaTact. Infatti “iruka” vuol dire “delfino” in giapponese. Questo innovativo accessorio fornisce un feedback tattile a chi lo indossa, facendo scorrere l’acqua sotto le dita. In particolare, quando la mano di chi indossa il guanto si avvicina a un oggetto sott’acqua, il flusso del liquido sotto le dita diventa sempre più forte: “Il nostro obiettivo – spiega la dottoranda Carolina Chacin - è quello di aumentare le sensazioni tattili. Cioè capire come trasmettere, ad esempio, la ruvidezza di un oggetto o la sua temperatura, ma senza toccarlo”.
Come funziona il guanto che afferra oggetti sott’acqua?
Il dispositivo è equipaggiato con un sonar, tre piccoli motori e una scheda Arduino, programmata per inviare segnali alle coperture in silicone per le tre dita centrali. I motori servono per generare il flusso d’acqua che veicola le sensazioni tattili. Mignolo e pollice sono “liberi” per migliorare l’agilità dei movimenti e preservare la batteria. Il sensore, al momento, permette di individuare oggetti fino a 60 centimetri di distanza, ma Cachin è convinta che in futuro sarà possibile aumentare la portata del guanto.
di Alessandro Conte