MILANO - Una campagna social per sensibilizzare l’opinione pubblica relativamente alla Sugar tax e chiedere alle Istituzioni di non far entrare in vigore la nuova tassa. Nasce per questo “Oggi noi, e domani?”, la campagna social lanciata da ASSOBIBE – l’associazione di Confindustria che rappresenta le imprese che producono e vendono bevande analcoliche in Italia.
La campagna “Oggi noi, e domani?”
La campagna, curata da Kirweb, ha scelto di andare oltre i canoni convenzionali con un approccio strategico e originale puntando a suscitare reazioni da parte dei cittadini italiani e delle istituzioni chiamate a prendere una decisione sull’imminente entrata vigore della Sugar tax.
La campagna ha visto lo sviluppo di diversi soggetti creativi e disruptive. I primi di questi sono già online e nelle prossime settimane si alterneranno con proposte ancora più impattanti. Non solo contenuti che si rivolgono direttamente a figure politiche italiane di spicco, ma anche una serie di post informativi che puntano a scardinare le fake news più diffuse e a fornire informazioni utili sul mondo delle bevande analcoliche, dando vita alla rubrica social “Non ce la beviamo”: tra queste, ad esempio, quella secondo cui la tassa, colpendo le bevande analcoliche, contribuirebbe a ridurre l’obesità.
L’obiettivo
L’obiettivo è duplice: comunicare la preoccupazione delle imprese che vivono un momento di forte incertezza e lanciare un appello alle Istituzioni per sensibilizzarle sugli effetti devastanti della nuova imposta sulle aziende in un contesto già critico, caratterizzato da dazi, aumento dei costi e fiscalità alle stelle.
Con l’entrata in vigore tra poche settimane, prevista per il 1° luglio 2025, secondo Assobibe la Sugar tax andrà a colpire le bevande analcoliche, gassate e no, con e senza zucchero, pesando direttamente sul comparto, sull’intera filiera e sugli italiani.
Secondo Assobibe, l’introduzione di una nuova tassa che deprime i consumi non può che comportare conseguenze pesanti in uno scenario socioeconomico già fortemente indebolito dall’incremento dell’inflazione e dei costi di materie prime ed energia, a cui si aggiunge la necessità di fronteggiare i dazi USA.
di Salvatore Galeone