Nella ricerca l’attenzione è posta sugli equilibri dinamici dei luoghi che possono favorire o meno la disponibilità idrica
MELBOURNE - Tecnicamente si chiama “Stato stazionario”, ed è una condizione che indica l’equilibrio nel tempo di un stato sistema. Applicato all’idrologia, questa teoria è stata sviluppata da Tim Peterson della Facoltà di Ingegneria presso l'Università di Melbourne con l’intento di spiegare perché a seconda dei cicli climatici e dei luoghi di origine la disponibilità della risorsa acqua varia. L’obiettivo è imparare a conoscere meglio il territorio per preservare questo prezioso bene.
LA RICERCA - Il lavoro del dottor Peterson mostra come alcuni bacini hanno una resistenza limitata negli anni alle variazioni climatiche. In altre parole, l’alternanza delle stagioni secche e umide, non bastano da sole a giustificare l’approvvigionamento o la scarsità d’acqua. Ogni bacino, a seguito di quella che la ricerca definisce un disturbo dell’equilibrio naturale, ovvero dopo un periodo di siccità o di alta umidità, può non tornare allo stato originale. In particolare ha rilevato come lo squilibrio spinga sempre più verso una diminuzione della disponibilità di acqua originaria.
LA DIVERSITA’ DEI TERRITORI - E’ stato anche rilevato che a facilitare la perdita o l’accumulo della preziosa risorsa contribuiscono anche le caratteristiche di un dato territorio. Ovvero ci sono luoghi in cui a seguito di un periodo umido l’acqua diminuisce in misura maggiore rispetto a luoghi sottoposti a una variazione secca dell’ecosistema. Per questo non basterebbe più sperare nelle famose piogge ma, secondo Peterson, occorrerebbe studiare più approfonditamente come i territori reagiscono ai disturbi per investire in politiche di gestione della risorsa acqua più oculate ed efficienti.
LA SFIDA FUTURA - Sfatando il mito che fonti, sorgenti e bacini idrici possono naturalmente recuperare la loro ottimale disponibilità attraverso le precipitazioni piovose o nevose, Peterson spiega come sia sbagliato pensare che i territori tornino in equilibrio da soli. La sfida futura, alla quale il ricercatore collabora con le maggiori agenzie statali e federali, è quella di studiare come conoscere a fondo le reazioni di un territorio per attuare le migliori tecniche di sostentamento e salvaguardia.
aggiornato il 27 marzo 2013