MILANO – L’acqua scorre lungo il muro di ghiaccio e, se ci si ferma ad ascoltare attentamente, si può sentire lo scricchiolio del ghiaccio che si ritira. E’ questa la sensazione di chi si ferma ad ammirare il maestoso Pastoruri del Perù, uno dei più grandi ghiacciai al mondo, descritta dal The Guardian.
Il valore dei ghiacciai
La nazione andina ospita circa il 70% dei ghiacciai tropicali del mondo e, come ha spiegato Selwyn Valverde, una guida del parco nazionale Huascaran dichiarato riserva della biosfera dell’Unesco, rappresentano per il Perù la prima fonte di approvvigionamento idrico. Gli agricoltori locali si stanno adeguando, non solo a bruschi cambiamenti del tempo, ma anche agli inattesi effetti collaterali dell’effetto serra come l’impoverimento della qualità dell’acqua.
Gli effetti collaterali dello scioglimento
Come si diceva, non solo il riscaldamento globale sta riducendo la superficie complessiva dei ghiacciai peruviani (si stima che dal 1970 a oggi si sia ridotta del 40%) ma, al tempo stesso, influenza negativamente la produttività dei territori prossimi. Questo perché, quando il ghiaccio si ritira, vengono lasciate scoperte rocce che insieme ai minerali contengono anche metalli pesanti come piombo, cadmio e ferro. L’acqua di fusione, scivolando giù, trasporta con se anche questi metalli condizionando la fertilità dei terreni. Con l’aiuto dell’Universidad Nacional de Santiago Antunez Mayolo, gli agricoltori sono al lavoro per adattare le zone umide dell’altopiano – che agiscono come spugne a lento rilascio di acqua di fusione glaciale – e combattere la qualità impoverita delle acque.