Resi noti i dati del IX Rapporto ISPRA sulla Qualità dell’Ambiente Urbano
MILANO – Presentati da poco i risultati del IX Rapporto ISPRA sulla Qualità dell’Ambiente Urbano per capire come e dove viviamo. E adaccompagnare il Rapporto sulle aree urbane, la novità di quest’anno è stato un focus di approfondimento tematico su “Acque ed ambiente urbano” volto ad analizzare consumi, approcci, sperperi e strategie di gestione sostenibile di questa preziosa risorsa naturale.
I CONSUMI – Nel 2008 ogni abitante ha avuto a disposizione 253 litri al giorno di acqua ad uso potabile. È ancora in corso la nuova edizione del Censimento delle acque per uso civile riferita al 2012, studio che l’ISTAT conduce periodicamente e i cui primi risultati provvisori saranno diffusi a fine anno. L’acqua effettivamente consumata, o meglio pagata, da ogni singolo utente si attesta su valori di circa 180 litri /per abitante/giorno; a livello europeo è interessante notare che città importanti come Berlino, Londra e Madrid che consumano rispettivamente 163 l/ab/giorno, 159 l/ab/giorno e 140 l/ab/giorno, o Heidelberg che con i suoi 103 l/ab/giorno è la città con i minori consumi, riescono a mantenere bassi i consumi pur garantendo un servizio adeguato alle necessità della popolazione.
L’APPROVVIGIONAMENTO – Valle d’Aosta, provincia autonoma di Trento, Abruzzo, Sicilia e Sardegna si contraddistinguono come le uniche regioni autosufficienti dal punto di vista idrico, sono invece le regioni del Centro-Sud a caratterizzarsi per i maggiori scambi di acqua. In particolare, la Puglia risulta la regione più dipendente: più del 60% della disponibilità complessiva da destinare all’utenza finale (circa 333,5 milioni di metri cubi di acqua ad uso potabile) proviene dalla Basilicata (per circa il 64%), dalla Campania (per circa il 36%) e in quantità residuali dal Molise. La Basilicata è la regione che, più delle altre, contribuisce alle richieste delle regioni vicine, attraverso l’esportazione di circa il 70% dei volumi prelevati sul proprio territorio (circa 217 milioni di metri cubi d’acqua), destinato per lo più alla confinante Puglia.
L’ACQUA CHE SI DISPERDE– La dispersione complessiva nel passaggiodal prelievo alla distribuzione, è stata circa del 39%, pari a 3,50 miliardi di metri cubi di acqua ad uso potabile, corrispondenti a una perdita giornaliera di circa 160 litri per abitante. Tra le cause di perdite idriche ricordiamo le rotture delle tubazioni; le lesioni o perdite nell’unione dei giunti, soprattutto nelle reti molto obsolete ed estese; le perdite nelle connessioni d’utente e quelle nei serbatoi.
MEZZOGIORNO MAGLIA NERA – Il confronto spaziale tra reti di distribuzione comunale fa emergere situazioni di minore efficienza nei comuni delle regioni del Mezzogiorno (40% di perdite in media al Sud e 38% nelle Isole), con dispersioni pari o superiori al 46% rispettivamente in Sardegna e Puglia e oltre il 43% in Abruzzo e Molise. L’Aquila, Campobasso e Bari sono i capoluoghi di regioni con perdite superiori al 50% della risorsa idropotabile immessa in rete. Le regioni con le infrastrutture di distribuzione maggiormente efficienti sono la Lombardia e le province autonome di Trento e Bolzano, dove l’acqua dispersa è poco più di 1/5. Tra i capoluoghi di regione, Aosta fa da capofila per la migliore performance nel funzionamento del sistema idrico, con appena il 7,2% di dispersione di rete. Da segnalare anche i buoni risultati dei capoluoghi Venezia e Milano, che presentano circa il 10% di perdite.
STRATEGIE DI RISPARMIO IDRICO – Sono ormai 570 i Comuni che inseriscono il tema del risparmio idrico all’interno dei propri Regolamenti Edilizi, di cui 505 ne prevedono l’obbligo, mentre gli altri 15 propongono incentivi per favorire una diminuzione dei consumi e dei costi per le famiglie, includendo l’aspetto dei comportamenti individuali. A livello regionale, troviamo in Lombardia ben 239 Comuni dei 570 segnalati, a cui seguono laToscana con 89 e l’Emilia-Romagna con 82. In Piemonte risultano 40 Comuni, in Veneto e Lazio 25. In Puglia si collocano11 Comuni, in Friuli-Venezia Giulia 9, nelle Marche 8, in Campania e Liguria 7, in Trentino Alto Adige e Umbria 6, in Abruzzo e Basilicata 5, in Sardegna 3. Con un solo Comune: Calabria, Molise e Sicilia.
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aggiornato il 22 novembre 2013