MILANO – L’acqua è un elemento essenziale per il nostro corpo. Ma non si tratta solo di un indicatore della salute: in politica ad esempio, può anche determinare la credibilità di un candidato. Il caso concreto arriva direttamente dall’America. Infatti la corsa alla Casa Bianca della democratica Hillary Clinton e del repubblicano Donald Trump passa anche dalle scelte sulle manovre ambientali, che si basano in particolare sulle questioni idriche occidentali.
Problemi idrici
Il piano della Clinton descrive le dimensioni del problema idrico che il governo dovrà affrontare durante la prossima presidenza, mettendo in evidenza come il bacino del fiume Colorado, che fornisce acqua a grandi città come Phoenix, Las Vegas e Los Angeles, si trovi nel suo sedicesimo anno di siccità. Per fare fronte a questo, la Clinton propone una manovra importante basata sul riutilizzo dell’acqua, con delle misure fatte ad hoc. La candidata democratica ha posto particolare attenzione alla problematica, mettendo in programma investimenti importanti per riparare e sostituire le infrastrutture idriche dell’Occidente, notando come le città della California perdano troppa acqua ogni anno.
Flessibilità normativa
Al contrario della Clinton, la campagna di Trump non ha emesso posizioni politiche riguardo all’acqua o all'ambiente in generale. Il candidato repubblicano non ha ancora presentato un piano ambientale concreto, per informare gli elettori sulle sue posizioni. Ma la sua campagna dovrebbe prevedere la costruzione di una maggiore quantità di serbatoi, utilizzando la flessibilità normativa per ottenere una quantità maggiore d’acqua per le aziende agricole e le città a rischio siccità. La legge prevede che vengano fissati dei limiti sull’uso dell’acqua, per evitare l'estinzione di pesci e di altri animali selvatici.
di Alessandro Michielli
12 ottobre 2016