MILANO – Il nuovo paradigma della circolarità è ancora poco dibattuto nel nostro Paese ma è un tema su cui l’Italia può giocare carte importanti. E’ quanto emerge dal 5° rapporto Agi-Censis “Perché all’Italia conviene l’economia circolare”, realizzato nell'ambito del programma pluriennale “Diario dell’Innovazione” della Fondazione Cotec, che indaga la reazione degli italiani di fronte ai processi innovativi. Sono i numeri, come quelli elencati di seguito, a dire che il nostro Paese è un punto di riferimento per l’Europa quando si parla di “economia circolare”.
Gli otto punti da cui partire
• Abbiamo il più basso consumo domestico di materiali grezzi: 8,5 tonnellate pro-capite contro le 13,5 della media UE;
• Tra i più bravi ad estrarre valore dalle risorse utilizzate: 3,34 euro di Pil per ogni kg di risorse, contro un valore medio europeo di 2,2 €/kg;
• Al 1° posto per “circolazione” di materiali recuperati all’interno dei processi produttivi (18,5% di riutilizzo contro il 10,7% della Germania);
• Sulla totalità dei rifiuti prodotti (129 milioni di tonnellate) solo il 21% viene avviato a smaltimento (contro il 49% della media europea). Sulla totalità dei rifiuti trattati, l’Italia ne avvia al riciclo il 76,9% (36,2% la media UE);
• Nel 1999 il 68% dei rifiuti urbani veniva mandato direttamente a smaltimento. Oggi questa percentuale è scesa all’8% circa;
• La sola industria del riciclo si stima produca 12,6 miliardi di euro di valore aggiunto (circa l’1% dell’intero PIL italiano);
• Nel 2017 il 48% degli italiani ha acquistato o venduto beni usati, con una crescita dell’11% rispetto al 2016. Un mercato che vale 21 miliardi di euro (1,2% del Pil). Il 42% degli acquisti è avvenuto online;
• Gli iscritti al car sharing sono raddoppiati in due anni: da 630 mila nel 2015 a 1 mln 310 mila nel 2017.
Il sentiment culturale degli italiani sull’economia circolare
Oltre a ricoprire un ruolo di primo piano nel flusso delle conversazioni sul futuro del mondo, il tema dell’economia circolare sta provando, non senza qualche difficoltà, a ritagliarsi uno spazio nell'immaginario quotidiano degli italiani. Qui alcuni dati che rispecchiano lo stato dell’arte:
• Il 40% degli intervistati sa bene di cosa si tratta;
• Il 70% ritiene che non riguardi solo recupero, riciclo e riuso, ma la produzione di tutti i beni;
• Il principale vantaggio per il 77,8% sarà la salvaguardia dell’ambiente, mentre pochissimi ritengono che possa avere un impatto su PIL e occupazione;
• Il 73% di quelli che la conoscono dice che si imporrà solo se la politica creerà le condizioni abilitanti (i giovani chiedono vantaggi economici evidenti, mentre dopo i 65 anni si privilegiano azioni che incidano sulla sensibilità collettiva). Una percentuale analoga dice che il principale ostacolo sarà l’incapacità della politica di favorire il cambiamento;
• Per il 60% spetta all’Unione Europea guidare questo cambiamento;
• La sharing economy (40%) e la decarbonizzazione (36%) sono i processi innovativi maggiormente correlati
di Alessandro Conte
7 novembre 2018
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