MILANO - Una stazione imponente e futuristica per raccogliere i rifiuti sparsi nell'oceano: è questo il concept avveniristico chiamato “L’ottavo continente”. Ideato dall’architetta slovacca Lenka Petráková, il progetto ha vinto il Grand Prix Award for Architecture and Innovation 2020 della fondazione Jacques Rougerie.
Continente galleggiante
Pensato per essere installato sulle acque dell’Oceano Pacifico, “L’ottavo continente” si comporrà di cinque elementi principali:
- una barriera che raccoglie i rifiuti e l'energia dal movimento del mare;
- un "collettore" dove i rifiuti vengono selezionati, biodegradati e immagazzinati;
- un centro di ricerca per lo studio degli oceani;
- serre in cui vengono coltivate le piante e l'acqua viene dissalata;
- le abitazioni in cui vive l'equipaggio.
Piattaforma ecosostenibile
In base a quanto affermato dall’architetta Lenka Petráková, l'intera piattaforma sarà autosufficiente e utilizzerà l'energia delle onde e quella del sole attraverso i pannelli solari sopra le serre. L’architetto ha spiegato di aver tratto ispirazione per il suo progetto dalla vita marina: proprio come gli organismi acquatici viventi sono autosufficienti, anche “L'ottavo continente” dovrà essere completamente autosufficiente.
Salvaguardare gli oceani dall’inquinamento
Oltre ad essere una meravigliosa architettura di design, “L’ottavo continente” è stato ideato soprattutto per diventare una soluzione efficace per migliorare l’ambiente e in particolare le acque dei nostri mari. "Mi sono resa conto di quanto gli oceani siano in cattive condizioni a causa dell’inquinamento e di quante specie che vivono sotto la superficie marina si siano estinte a causa degli effetti delle attività dell’uomo", ha dichiarato Petráková in un’intervista a Euronews.
Secondo l’Unione internazionale per la conservazione della natura, la quantità di plastica che finisce nei nostri oceani è di almeno otto milioni di tonnellate. Progetti ambiziosi come “L’Ottavo continente” potrebbero aiutare a migliorare la salute degli oceani.
Di Rossella Digiacomo
Fotocredits: Fondazione Jacques Rougerie