MILANO - La biodiversità marina versa, da alcuni decenni, in una situazione delicata anche nel nostro Mediterraneo. Le aree marine protette, se ben realizzate e gestite, sono realtà in grado di proteggere l’ambiente marino e di migliorare la pescosità dei mari, permettendo una concreta conservazione della biodiversità. Nel Mediterraneo i regimi di gestione su base spaziale delle attività umane sono molteplici ed includono le riserve, i parchi marini, le zone di restrizione della pesca, le aree del patrimonio mondiale, i siti RAMSAR (che è una convenzione per la protezione delle zone umide), le aree marine protette nazionali. Esse comprendono anche le cosiddette Aree Specialmente Protette di Interesse Mediterraneo (ASPIM), note anche come SPAMI, facendo riferimento al loro acronimo in inglese.
La convenzione di Barcellona per la tutela delle aree marine
Per presentare le ASPIM è necessario fare un breve accenno al contesto in cui esse si inseriscono, che è quello della Convenzione di Barcellona, ovvero della Convenzione per la protezione dell'ambiente marino e della regione costiera del Mediterraneo; lo strumento giuridico e operativo del Piano d'Azione delle Nazioni Unite (UNEP – United Nations Environmental Program) per il Mediterraneo (MAP Mediterranean Action Plan). Questa Convenzione, le cui parti contraenti sono i 21 paesi che si affacciano sul Mediterraneo più l'Unione europea, firmata a Barcellona nel 1976 ed entrata in vigore nel 1978, nel 1982 ha visto anche la firma del Protocollo sulle Aree specialmente protette del Mediterraneo.
Area Specialmente Protetta d’Importanza Mediterranea
Proprio questo protocollo, aggiornato nel 1995, prevede che le aree marine protette (AMP) già istituite, possano vedersi riconosciuto lo status di “Area Specialmente Protetta d’Importanza Mediterranea” (ASPIM), definendo inoltre i criteri affinché una AMP possa meritare questo riconoscimento in termini di biodiversità, peculiarità degli habitat e presenza di specie rare, minacciate o endemiche. La Convenzione di Barcellona opera sotto il Coordinamento di un’Unità specifica (denominata MEDU), con sede ad Atene, e di sei Centri Regionali d'Attività (Regional Activity Centres - RAC), ognuno dedicato ad ambiti specifici.
Le Parti contraenti della Convenzione di Barcellona con il Protocollo SPA/BD hanno istituito la “Lista delle Aree Specialmente Protette di Importanza Mediterranea” (Lista ASPIM), voluta per promuovere la cooperazione a scala di bacino per la gestione e conservazione delle aree naturali, così come per la protezione delle specie minacciate e dei loro habitat. Per questi motivi l'obiettivo fondamentale che caratterizza le ASPIM è proprio la conservazione del patrimonio naturale.
Come si diventa un’area ASPIM
Possono essere riconosciute come ASPIM aree marine protette sia marine che costiere, o interamente in alto mare, che possono essere state istituite da uno o più Stati del Mediterraneo. Un’AMP mediterranea, per poter diventare ASPIM deve essere formalmente riconosciuta come importante per la conservazione di componenti della diversità biologica nel Mediterraneo, contenere ecosistemi specifici dell'area mediterranea o habitat di specie in pericolo ed essere di particolare interesse a livello scientifico, estetico, culturale o educativo.
Tuttavia per diventare ASPIM un’AMP non deve “solo” avere le caratteristiche di cui sopra ma soprattutto deve dimostrare di essere gestita in modo efficace. Una volta che un’area marina protetta ha ottenuto lo status di ASPIM, tutte le parti del protocollo, ovvero tutti gli Stati mediterranei (e l’Unione Europea), si impegnano a rispettarne le misure di protezione e conservazione previste.
Le aree ASPIM italiane: la lista delle aree marine protette in Italia
Ad oggi, dopo l’ultima riunione ordinaria delle Parti Contraenti della Convenzione di Barcellona e dei suoi protocolli, che si è tenuta in Italia, a Napoli, nel dicembre 2019, la Lista ASPIM comprende 39 siti mediterranei, tra i quali uno di alto mare: il Santuario Pelagos per i mammiferi marini. Delle 38 ASPIM costiere, ben 11 sono aree marine protette italiane, di seguito elencate considerando i settori biogeografici a cui afferiscono, così come individuati dalla Società Italiana di Biologia Marina per redigere la checklist della fauna marina italiana:
- Area Marina Protetta di Portofino (Mar Ligure)
- Area Marina Protetta di Miramare (Alto Adriatico)
- Area Marina Protetta Plemmirio (Mediterraneo sudorientale)
- Area Marina Protetta Tavolara-Punta Coda Cavallo (Alto Tirreno)
- Torre Guaceto Area Marina Protetta e Riserva Naturale (Basso Adriatico)
- Area Marina Protetta Capo Caccia-Isola Piana (Mar di Sardegna)
- Area Marina Protetta Punta Campanella (Basso Tirreno)
- Capo Carbonara Area Marina Protetta (Alto Tirreno)
- Area Marina Protetta Penisola del Sinis - Isola di Mal di Ventre (Mar di Sardegna)
- Porto Cesareo Area Marina Protetta (Mar Jonio)
- Marina Protetta Isole Egadi (Basso Tirreno
I controlli delle aree ASPIM
Proprio per l’importanza che le ASPIM rivestono per la Convenzione di Barcellona, ogni sei anni è richiesto che ogni AMP con questo status sia valutata da una Commissione tecnica consultiva composta anche da esperti internazionali, chiamata ad analizzare nel dettaglio numerosi aspetti, soprattutto relativi alla piena applicazione delle misure gestionali previste, al fine di valutare l’efficacia nel perseguire gli obiettivi istitutivi di ogni singola ASPIM. Proprio in questi giorni sono in corso di avvio le attività di valutazione a scala mediterranea per le ASPIM in scadenza quest’anno e ben 6 AMP italiane nelle prossime settimane saranno oggetto di verifica. Tutto lascia prevedere che anche in questa occasione le ASPIM italiane riusciranno a vedere confermato il proprio status comprovando così la loro efficacia nella protezione dell’ambiente marino e, nel contempo attestando così l’impegno che l’Italia sta dedicando alla tutela dell’ambiente marino.
Sul sito del RAC/SPA è possibile visualizzare la carta d’insieme della distribuzione delle SPAMI nel Mediterraneo.
Di Leonardo Tunesi